CINEFORUM / 575

Il sistema e il caos

Molto da leggere, come sempre, nelle pagine di questo numero di «Cineforum». Per buona parte occupato dal rendiconto selezionato dei film presentati nel corso di Cannes 71, ad opera del consueto folto gruppo di collaboratori sguinzagliati nelle sale del Palais. Se l’estensione delle cronache critiche festivaliere ha costretto a restringere gli spazi dedicati agli approfondimenti della sezione “Percorsi”, del tutto regolare è la parte riservata alle uscite in sala, come sempre aperta da uno speciale “Primo Piano” dedicato questa volta all’ultimo film di Wes Anderson. Ma tra i titoli sui quali la rivista si sofferma, credo valga la pena di segnalarne due, senza nulla togliere alle qualità e all’interesse di tutti gli altri.

Ex libris e Untitled contrappongono due idee del mondo (e di cinema) radicalmente divergenti. Da una parte Fred Wiseman, descrivendoci il funzionamento del sistema bibliotecario di New York, ci vuole parlare in realtà di come l’individuo e la democrazia devono interagire a partire dalle azioni e dalle scelte più quotidiane, affinché dalla semplicità di queste – abbinata all’impulso prodotto da opportune “azioni di disturbo” nel quadro dei valori istituzionali – si generino il corretto funzionamento della complessità del sistema generale e la necessaria spinta a un suo continuo rinnovamento. Film profondamente politico, carico di ottimismo e insieme di forte senso critico, che muove da un oggetto molto particolare per articolare una riflessione sui principi attivi alla base della vita sociale, alla cui dialettica interna abbiamo il diritto-dovere di partecipare attivamente. Il cinema è per Wiseman strumento di analisi e dunque di conoscenza delle dinamiche del reale, che conduce necessariamente a sottolineare la responsabilità fattiva dell’individuo nel loro dispiegarsi e nella produzione del mondo che ne deriva.

L’approccio adottato da Michael Glawogger era invece già all’origine quello di una sorta di “non-progetto”, da condurre a termine nell’arco di un anno, nel corso del quale abbandonarsi completamente al richiamo del mondo in un tragitto geografico transcontinentale, aperto a tutte le suggestioni di filmabilità che avesse incontrato nel suo cammino. Film totalmente lirico, dunque, le cui radici poetiche affondano nella ricerca romantica di un incontro/scontro tra l’individuo e il caos della realtà così come si presenta, nella sua materialità affascinante e terribile. Esperienza del riprendere il mondo divorandolo e lasciandosi divorare da esso, in cui riecheggia qualcosa del paradosso borgesiano della Mappa dell’Impero in scala 1:1, la cui impossibilità si è manifestata tragicamente per Glawogger nella morte incontrata proprio in corso d’opera e a causa dell’opera che stava realizzando.