CINEFORUM / 6NS

Buongiorno, Cinema

C’è in giro un capolavoro, ed è meglio non perderlo finché è ancora, appunto, in giro: sono le quasi sei ore di Esterno notte, la magnifica ricostruzione dei 55 giorni (e qualcuno in più) tra il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse e il ritrovamento del suo cadavere nel bagagliaio della famigerata R4 rossa in via Caetani, simbolicamente a mezza strada tra la sede della DC e quella del PCI, il 9 maggio del 1978. Presentato a Cannes in proiezione speciale e uscito nelle sale per alcuni giorni tra maggio e giugno suddiviso in due blocchi di tre ore ciascuno, Esterno notte sarà trasmesso a puntate dalla Rai in autunno. Perché, è noto, si tratta di una serie tv, la prima e ultima realizzata da Marco Bellocchio (l’ha detto lui). Se potete, vedetelo al cinema, sullo schermo grande, perché i primissimi piani che scavano sui volti, come la sgranatura delle immagini di repertorio che l’autore fonde con la consueta perizia alla ricostruzione immaginaria e i segni del caos, del malessere che preme dall’esterno solo sul grande schermo acquistano tutta la giusta potenza.

Meglio ancora: vedetelo tutto filato, perché quelle sei ore scorrono con un’armonia, un’intensità, una lucidità politica e una passione umana che è un peccato spezzare, e perché la scrittura (non cronologica) dipana una narrazione fatta di andirivieni, ritorni all’indietro, punti di vista, con tensione sempre crescente. Alla fine, vorreste che durasse nove ore invece di sei. Una storia (che è la nostra, anche se non eravate nati ci riguarda tutti, perché i successivi quarant’anni della nostra politica sono stati una caduta a precipizio nella voragine nera apertasi quel 16 marzo ’78 e perché comunque l’anima “democristiana” è connaturata alla nostra classe dirigente – se non a tutti noi), una storia che è fatta di soggettive (Aldo Moro, Francesco Cossiga, Papa Paolo VI, i brigatisti, soprattutto Adriana Faranda e Valerio Morucci, Eleonora Moro, ancora Moro e l’ensemble finale), alle quali s’intrecciano famigliari e mitomani, servizi e prelati, poliziotti, studenti, gente comune e soprattutto i volti inquietanti di chi gestisce il potere e quelli velleitari di chi vorrebbe abbatterlo. Un grande film, sul quale ritorneremo a lungo nel prossimo numero.