Fossimo a Hollywood, da questa vita sarebbe già stato tratto un biopic, con il rischio di trasformarsi in blockbuster, o – in mano a un regista che si credesse un novello Orson Welles – un film da storia del cinema.
In quell'oggi di undici anni fa si ambienta la sequenza iniziale, un prologo che è già un epilogo: viene posto agli arresti domiciliari nel suo palazzo romano un produttore e distributore, già presidente di una grande squadra di calcio, con l'accusa di bancarotta fraudolenta. Al di là del caso finanziario-giudiziario l'attenzione si sposta sulla cancellazione dalla scena dell'unico concorrente della maggior casa (che assume praticamente il monopolio).
L'allora sessantenne imprenditore è cresciuto edipicamente all'ombra di un grande padre-produttore, alla morte del quale decide di allargare la sua sfera di attività, aspirando a rompere il duopolio televisivo italiano, e ne continua con successo l'attività producendo un gran numero di film tra cui due premi Oscar. Come il suo rivale possiede appunto una squadra di calcio con la quale vince due Coppe Italia e una Supercoppa, portandola peraltro al fallimento. Nel frattempo, per sopraggiunte difficoltà economiche, è costretto a vendere tutto, mantenendo però la proprietà di numerose sale cinematografiche, in attesa che vengano acquistate da un industriale della crema di nocciole.
Segue anche un altro percorso, l'impegno in politica: senatore del Partito popolare, nel momento del voto di fiducia al primo governo del suo futuro concorrente si assenta dall'aula favorendone così l'insediamento come primo ministro. Sette anni dopo si candida con l'Ulivo ma viene indagato per voto di scambio, con il sospetto di aver pagato i tifosi della squadra di calcio del suo collegio. Cinque anni dopo muta ancora casacca alleandosi con la Lega Nord, ma nuovamente non viene eletto.
Potrebbero mancare le donne? La prima è una prosperosa attrice istriana, in arte “unna”, nota per un solo film, ma molto intraprendente come co-produttrice, tanto che, dopo il laborioso divorzio, continuerà l'attività in proprio. La seconda è una sinuosa e stonata showgirl, l'unica sorprendentemente che lo sostiene, pur a relazione terminata, anche durante il suo fallimento economico. E da quel citato punto in avanti i guai non si contano: nel 2008 nuovo arresto per bancarotta fraudolenta, reato reiterato nel 2011 con altra società, sino alla confisca di tutti i beni e alla condanna a sei anni di reclusione nel febbraio 2013, e per altro processo a sette anni nell'ottobre 2013. Un vero e proprio accanimento giudiziario...
Per chi avesse frainteso – ci sono in effetti alcuni elementi in comune con un altro boss – il personaggio in questione si chiama Vittorio Cecchi Gori.