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Due gravi episodi di omofobia

La giornata di ieri è stata segnata da due gravi episodi di omofobia che hanno coinvolto il cinema italiano.

Il primo riguarda il regista Sebastiano Riso e l'aggressione subita per via del tema affrontato dal suo ultimo film, Una famiglia: l'utero in affitto per le coppie omosessuali. Sorpreso da due sconosciuti nell'androne della sua casa a Roma, Riso è stato violentemente colpito e insultato; portato al pronto soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli, il regista siciliano è stato curato per una contusione al torace e un trauma allo zigono, con una prognosi di 10 giorni. 

Queste le parole di Riso dopo l'aggressione: «Sul viso, nello stomaco e all’altezza dello sterno. Ieri sono stato colpito tre volte, e tre volte mi sento attaccato: come omosessuale, come regista e come persona. Come omosessuale perché, mentre mi colpivano, mi rivolgevano insulti omofobi. Come regista e come persona perché quegli insulti facevano riferimento a tematiche affrontate nel mio ultimo film, come la possibilità per le coppie gay di formare una propria famiglia».

Sempre nella giornata di ieri, la casa di distribuzione Teodora, che domani porterà in sala il film 120 battiti al minuto, dedicato alla lotta contro l'Aids nei primi anni '90 dell'associazione francese Act-Up, ha rilasciato un comunicato per denunciare i commenti omofobi che il film sta ricevendo sui social network e per far notare come il divieto ai minori di 14 anni imposto dalla commissione censura vada in controtendenza con il successo e la diffusione (in Francia e in tutto il mondo) del film dopo la presentazione a Cannes e la vittoria del Grand Prix.

«120 battiti al minuto», si legge nel comunicato, «uscito in Francia senza alcun divieto né alcuna polemica, è bene ricordarlo, fa paura, e subisce una zelante e miope censura. Tanto più incomprensibile nel momento in cui colpisce un film profondamente educativo, che racconta anche ai giovani e ai giovanissimi la battaglia - non ancora vinta - contro una malattia che, complice il silenzio di troppi, ha ucciso 40 milioni di persone nel mondo».