Whit Stillman

Amore e inganni

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Tanto è apparentemente casuale e blasé il suo sguardo, quanto più è acuto e affilato: Whit Stillman guarda al mondo forse dall’alto, ma mai con una prospettiva morale. Il plongée è la maniera migliore che ha per immergersi dentro intrecci e caratteri: perché da lassù in cima trova le fenditure minime dentro le quali infilarsi per sezionare con curiosità sia umanistica sia scientifica i mondi che racconta. Una volta tuffatosi, poi, si acquatta con nonchalance negli angoli che gli forniscono le migliori prospettive, quelle più utili al suo racconto, in qualche modo egli stesso spettatore delle dinamiche e dei dialoghi che scrive e mette in scena.

Amore e inganni, in questo senso, è un perfetto esempio di questa dinamica d’osservazione scientifica, neutrale, tanto rilassata da permettere un perfetto assorbimento: col suo racconto di messe in scena sociali, con lo spirito squisitamente teatrale che l’autore ha voluto dare a tutto l’impianto, in omaggio a quel tanto di Oscar Wilde che era connaturato al romanzo epistolare e giovanile di Jane Austen da cui è partito.

Austen-Wilde-Stillman, e ritorno. Difficile, quasi impossibile, stare lì col bilancino e il misurino per vedere il quanto e il come dei tre autori: anzi, no, forse non difficile, ma sicuramente inutile. Perché quello di Amore e inganni è un racconto la cui modernità si esprime nell’essere attuale in ogni tempo, ieri come oggi, e la cui universalità non merita il distinguo dell’attribuzione un po’ pedante. Certo, nel film c’è molto più Stillman di quanto la radice letteraria avrebbe portato a pensare, e la firma dell’autore è ben riconoscibile, ma è lui il primo a volersi mettere quasi da parte, perché è nella coralità dei personaggi, delle voci, degli sguardi e degli autori che la narrazione trova le sue spinte propulsive maggiori.

Da quello, e dalla capacità che ha Stillman di raccontare le raffinate perfidie di alcuni personaggi e le sorprendenti ottusità di altri (con tutto quello che ci passa in mezzo) con la leggerezza soave di chi non ha bisogno mai di sottolineare nulla e con la serenità quasi ascetica di chi non sente la necessità di esprimere giudizi morali di alcun tipo.

Dei tanti personaggi che affollano il plot di Amore e inganni, allora, oltre alla Lady Susan di Kate Beckinsale, così astuta e senza scrupoli da risultate irresistibile, e così determinata nei suoi obiettivi da potersi permettere anche inaspettati barlumi di umanità e debolezza nel finale, è senza dubbio il personaggio di Sir James Martin, interpretato da un bravissimo Tony Bennett. Alieno, scollato, inetto e inadeguato, oltre che deliziosamente cretino, Sir James è l’altro estremo dello spettro rispetto a Lady Susan, il negativo grazie al quale tutto ha senso e il positivo è visibile, non a caso destinato all’unione proprio con quell’opposto col quale pareva davvero inconciliabile. È il vero enzima capace di generare le reazioni grazie alla quale la storia e i personaggi sono in grado di progredire. Soprattutto, nella sua totale inconsapevolezza (di convenzioni e regole sociali, culturale e scenica) è in qualche modo non solo l’attore ideale, per Stillman, ma anche lo spettatore.

Con le sue gaffes, le sue uscite stralunate e fuori da qualsiasi modo e mondo (come quando, facendoli rotolare nel piatto, dichiara candidamente di non aver mai visto né mangiato prima dei piselli; o quando parla dei 12 Comandamenti; o quando, ancora, si complimenta con un autore per saper scrivere sia poesia sia versi), il personaggio di Bennett – quintessenza della naïveté – è in grado di scardinare un sistema ipocrita e formalista, e soprattutto di gridare (involontariamente e indirettamente) che il Re è nudo. Che Lady Susan, con tutte le sue complesse e comunque riuscite macchinazioni, è quella che è agli occhi di tutti, anche se tutti fan finta di non sapere.

Quella che è, senza giudizi di merito, appunto. Perché Sir James non è capace, tanto che finirà per sposarla; e perché per Stillman non sono neanche ipotizzabili. Perché, che osservi dall’alto o si acquatti nell’angolo, a lui interessano le traiettorie e i dialoghi, il meccanismo e i suoi funzionamenti. A lui interessano, prima di tutto, il divertimento, la battuta, la sfumatura. Tutte quelle cose che fanno di Amore e inganni un piccolo ma irresistibile divertissement.

Amore e inganni
Gran Bretagna, 2016, 92 min
Titolo originale:
Love & Friendship
Regia:
Whit Stillman
Sceneggiatura:
Whit Stillman
Fotografia:
Richard Van Oosterhout
Montaggio:
Sophie Corra
Musica:
Benjamin Esdraffo
Cast:
Chloë Sevigny, Jenn Murray, Kate Beckinsale, Morfydd Clark, Stephen Fry, Xavier Samuel
Produzione:
Blinder Films, Centre National de la Cinématographie et de l'Image Animée, Westerly Films
Distribuzione:
Academy Two

Ispirato ad un racconto di Jane Austen, "Amore e inganni" è la storia di una giovane e scaltra vedova, Lady Susan Vernon, che per scoprire nuovi pettegolezzi che circolano nell'alta società, decide di trascorrere una vacanza a Churchill, una lussuosa tenuta proprietà della famiglia del marito. Quale miglior modo di approfittare del soggiorno, per scovare e assicurarsi, con la complicità della sua confidente Alicia Johnson, un nuovo marito ricco per sé e un buon partito per la figlia, Frederica?

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