Sophie Letourneur

Enorme

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Claire Girard è una pianista di fama perennemente in tournée e concentrata soltanto sulla propria arte. A farle da manager, agente, factotum fino all'attimo dell'ingresso in palcoscenico è il marito, Frédéric, che si occupa di tutto al punto da confondere in sé la figura del servo e del padrone: se l'interazione col mondo passa, per Claire, soltanto attraverso la strumento pianoforte e la musica, in una sorta di scambio ideale e astratto, è Fred a gestire l'interazione concreta con gli altri e con tutte quelle esigenze che comunque fanno parte della vita quotidiana. Se Claire è sul palcoscenico l'artista, la celebrità, Fred con la sua presenza e la sua propensione all'interpretazione buffonesca del proprio ruolo tende a rubarle (inconsapevolmente?) la scena nella vita che si muove prima, dopo e intorno al momento del concerto. 

Il sesso è per entrambi un piacevole modo di alleviare la tensione inevitabilmente collegata alla loro vita così particolare. Di comune accordo, da questo quadro è esclusa ogni intenzione procreatrice: niente figli. Fino a quando, durante l'ennesimo viaggio tra un teatro e l'altro, un evento marginale e casuale fa scattare in Fred un'insopprimibile desiderio di paternità. O forse sarebbe meglio dire di maternità.

Al suo quarto lungometraggio, Sophie Letourneur mette in scena una sorta di commedia del ri-matrimonio, lavorando con la dovuta ironia attorno al tema tutt'altro che leggero del desiderio mimetico, formulato dall'antropologo René Girard che ne fa il protagonista dell'evoluzione medesima della civiltà. Non credo sia un caso che il cognome di Claire sia Girard, appunto, spesso ripetuto e addirittura scandito nello spelling con l'ironica pedanteria di chi gioca a nascondino ma non resiste alla tentazione di mostrarsi attirando l'attenzione del cercatore.

Fred, in effetti, è legato inconsciamente a Claire come al proprio modello di riferimento, e non potendo competere con lei sul piano artistico si sostituisce a lei nel ruolo di “creatrice” di vita: non soltanto la feconda con l'inganno ma nel corso della gravidanza la sostituisce, letteralmente, frequentando in sua vece il corso pre-parto, quasi trasformandosi fisicamente, introiettando ansie, aspettative e reazioni proprie di una mamma “in attesa”, rispondendo invece di Claire alle domande durante le visite di controllo, in una sovrapposizione spesso esilarante nella sua palese assurdità.

Va sottolineato, a questo proposito, come l'universo in cui si svolge il percorso della gravidanza sia popolato quasi interamente da figure femminili, la cui funzione è sostanzialmente quella di arginare la femminilizzazione non del tutto innocente di Fred stesso. Claire, da parte sua, è evidentemente contrariata dall' “incidente”, che sembra non voler neppure considerare nella cornice della sua esistenza, mentre la sua sola preoccupazione è quella di partorire in tempo per poter suonare al concerto della “notte prodigiosa” del 29 febbraio.

La bolla dell'equivoco scoppia in occasione di un evento altrettanto assurdo, che con il suo tocco di surrealtà dà una svolta decisiva alla vicenda. Dopo che, nel corso di una visita, lo stato di gravidanza si impone anche a Claire in tutta la sua evidenza con il rigonfiamento improvviso e abnorme del suo ventre, la donna inizia un percorso individuale di presa di coscienza di sé e di ciò che le sta accadendo. Dopo aver smascherato l'inganno di Fred, lo abbandona per rifugiarsi in casa della sua anziana insegnante di musica. Contemporaneamente, Fred è costretto dalle circostanze a prendere atto di ciò che ha fatto e di quanto sta avvenendo realmente, al di fuori della sua rappresentazione interiore.

La riconciliazione avverrà nel corso di un'ennesima visita-consulto, grazie alla figura di una paziente mediatrice. E dopo il parto, messo in scena con discrezione e partecipazione non esenti da humour, il lieto fine chiude (o, perché no, riapre) la storia della coppia mettendo in relazione l'esecuzione del concerto di Ravel, suonato da Claire – finalmente in grado di muoversi in modo autonomo non soltanto davanti alla tastiera – e trasmesso in tv, con il primo piano del neonato, quieto fra le braccia amorevoli di un padre che ha trovato il suo vero sé nell'equilibrio dei ruoli finalmente conseguito. L'amore, l'arte, la speranza: la civiltà, che altro?


 

Enorme
Francia, 2020, 101'
Titolo originale:
Énorme
Regia:
Sophie Letourneur
Sceneggiatura:
Sophie Letourneur, Mathias Gavarry
Fotografia:
Laurent Brunet, Emilie Monnier
Montaggio:
Jean Christophe Hym, Michel Klochendler
Musica:
Bruno Fontaine, Pierre-Olivier Schmitt, François Labarthe
Cast:
Marina Foïs, Jonathan Cohen, Jacqueline Kakou, Ayala Cousteau
Produzione:
Avenue B Production, Vito Films
Distribuzione:
Amazon Prime Video

All'età di 40 anni, Frédéric vuole improvvisamente avere un figlio. Lui e Claire lo avevano già messo in chiaro, perché Claire non ne ha mai voluto avere uno. Tuttavia, Frédéric commette l'errore imperdonabile di metterla incinta senza avvisarla. Claire si trasforma in una balena e Frédéric diventa un tenerone.

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