Rodrigo Moreno

I delinquenti

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Estratto dalla recensione pubblicata sul n.13 di Cineforum.

 

Stimolato da un vecchio film di Hugo Fregonese, quello che lo rivelò internazionalmente (Apenas un delinquente, 1949, a sua volta basato su un vero fatto di cronaca, un poliziesco che si converte in dramma carcerario su un impiegato - Moran, anche lui - che deruba la propria compagnia), l'ex giovane emergente Rodrigo Moreno è tornato dietro la macchina da presa a 10 anni e più dal suo ultimo lavoro, Reimon (2012). Ma, spunto a parte, quel che vuol raccontare è ben altro di un noir, anzi in un certo senso si collega armoniosamente ai temi della sua cinematografia: “alla base di Los delincuentes e di tutti i miei film precedenti c'è il contrasto tra la routine quotidiana del lavoro, vista come fattore alienante, e la possibilità di fuggire o di scegliere di vagabondare, che diventano degli strumenti per scoprire nuove forme di libertà”.

Un film post 2000 intriso dello spirito libertario del cinema ribelle dei '70 allora? Anche, ma non solo. Sicuramente: l'estasi della fuga (l'arrampicata in montagna di un travet in libera uscita, quelle corse a piedi o in moto, quella cavalcata infinita verso l'orizzonte), l'atmosfera rasserenante di una campagna inventata a propria misura ma non troppo (tra cibi sani dell'orto, balli tradizionali e giornate a tuffarsi nelle chiare e fresche acque di un laghetto), un nostalgico country blues tradotto in spagnolo (il disco di culto personale di Moran, Pappo's Blues), con la chitarra slide che ti trasporta la mente lontano dal grigiore e dalle stanze d'albergo consumate, non sono tanto divagazioni e digressioni dal poliziesco, piuttosto il senso autentico di una storia che ha così un suo tragitto anche morale, ovviamente ideologico, sia pure a ritmi quantomai pacati (l'alienazione del lavoro è “il” crimine).

È un film che sfugge a ogni trappola drammatica o mélo, anche a quelle che la trama si diverte a seminare (o potrebbe) lungo il cammino: le indagini insistenti e offensive dell'agente delle assicurazioni (lo interpreta Laura Paredes che è tra l'altro la protagonista e cosceneggiatrice di un altro ottimo film argentino diventato quest'anno oggetto di culto cinefilo, Trenque Lauquen di Laura Citarella), lo spappolamento progressivo e quasi antitraumatico del tran tran familiare di Roman, l'educazione violenta e con tanto di ricatto alla vita carceraria di Moran (là dove impera il boss “Garrincha”, peraltro anche lui a misura locale) che sfuma in una storia di amicizia. In Los delincuentes il crimine paga, sia pure in una maniera altra e imprevista. È evidente la volontà di Moreno di definire due territori contrapposti, nelle rispettive filosofie ed etiche di vita, con stili narrativi diversi. Il contrasto tra città e campagna (qualcuno aggiungerebbe: tra lavoro e ozio) non potrebbe essere più evidente. Così come una certa ironia da letteratura metafisica (vabbè, borgesiana?) che traspare qua e là: notato ad esempio il gioco dei nomi dei protagonisti (a cui si aggiunge la sodale sorella di Norma, Morna), tutti anagrammi come fossero sfaccettature di uno stesso concetto tematico? E poi come non scorgere il bizzarro, anzi il fantastico, nella spassionata quotidianità della vita in agenzia, con il caso di due firme perfettamente uguali su assegni, di due persone diverse e ignare l'una dell'altra? Beh, noi lo cogliamo, gli impiegati guidati dall'irreprensibile capo Del Toro (anche qui, un nome suggestivo), indaffarati nel protocollo delle azioni, umoristicamente forse un po' meno. (…)

Ogni cosa ha il suo tempo

In effetti Los delincuentes è soprattutto un film sul tempo. A partire dal tempo che si prende il regista meditandoci su, prima di realizzare un progetto per lui evidentemente molto importante (10 anni dicevamo). E poi il tempo che si prende la narrazione, con una cura per i dettagli che all'inizio può sembrare un gratuito abbellimento virtuosistico, ma poi si coglie l'intento preciso di filmare anche quello che di solito un lungometraggio tradizionalmente commerciale evita di mostrare: le attese, gli spazi sospesi dove i personaggi si prendono una pausa dall'obbligo delle cose da fare e recuperano, dapprima inconsapevolmente, se stessi (…). O anche il tempo nel carcere e pure quello che si prendono i personaggi. Infine, gli stessi  cittadini “criminali” in fuga a Cordoba recupereranno in tempi diversi, riappropriandosene, il loro senso di vita, magari dando una mano a un videomaker a riprendere la campagna (…), registrando i suoni, le cadenze e anche i silenzi di una natura della quale si possono godere i veri frutti solo accettando la sua iterativa lentezza, la sua pervasiva magnificenza e la sua arcana indefinitezza.


 

 

I delinquenti
Argentina, Lussemburgo, Brasile, Cile, 2023, 189'
Titolo originale:
Los delincuentes
Regia:
Rodrigo Moreno
Sceneggiatura:
Rodrigo Moreno
Fotografia:
Inés Duacastella, Alejo Maglio
Montaggio:
Karen Akerman, Manuel Ferrari, Nicolás Goldbart, Rodrigo Moreno
Musica:
Lucas Page
Cast:
Daniel Elías, Esteban Bigliardi, Margarita Molfino, German De Silva, Mariana Chaud, Gabriela Saidon, Cecilia Rainero, Javier Zoro, Lalo Rotavería, Iair Said, Fabian Casas, Adriana Aizemberg
Produzione:
Wanka Cine, Les Films Fauves, Sancho & Punta, Jirafa films, Jaque Content, Rizoma Films
Distribuzione:
MUBI, Lucky Red

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