Mélanie Laurent

Il ballo delle pazze

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Maggio 1885. Funerali di Victor Hugo. Una folla oceanica composta e silenziosa invade le strade di Parigi e si raccoglie davanti al Panthéon. A ogni rintocco della campana uno stacco, tutto è immobile, i quadri si susseguono fino ad avvicinarsi a una ragazza inquadrata da dietro vestita di nero, elegante, si muove appena scossa da un tremito. Si apre cosi Il ballo delle pazze, prima produzione originale Amazon France e quinto film da regista di Mélanie Laurent, tratto dall’omonimo romanzo di esordio di Victoria Mas, vero caso letterario in Francia.

L’inizio è già una dichiarazione d’intenti da parte della regista, da sempre estremamente attenta alla cura formale delle sue messe in scena e qui al grado massimo della sua espressione. Affondando a piene mani nell’immaginario pittorico di fine Ottocento, Laurent si dedica con maniacale precisione e grande controllo della composizione a riprodurre veri e proprio quadri in cui i personaggi si installano come piazzati da un incisore sulla sua matrice. Cosi, attraverso questa attenzione quasi calligrafica, Laurent ci porta a Parigi, nelle case borghesi ma anche a Montmartre e infine dentro le mura della Salpêtrière, ospedale parigino nato non tanto (o non solo) per ricoverare i malati, quanto piuttosto come coatto e disumano refugium pecatorum pensato da Luigi XIV per ripulire le strade della capitale da malfattori, ladri, criminali, squilibrati e soggetti scomodi di ogni fatta. Una natura questa che la Salpêtrière non cambierà davvero nemmeno due secoli dopo, quando il reparto diretto dal carismatico dottor Charcot diventerà centro di studio e ricerca neurologica sulle patologie cosiddette femminili; le porte del nosocomio cominciano allora ad aprirsi (richiudendosi per sempre alle loro spalle) non solo per accogliere donne affette da malattie mentali, ma anche per segregare prostitute, alcolizzate, reiette della società e ancora donne che per i più svariati motivi avessero dimostrato una qualunque forma di anticonformismo, indipendenza o indole recalcitrante alle convenzioni borghesi.

È grosso modo questo l’universo in cui Laurent (e Mas prima di lei) ci portano attraverso la storia della bella Eugénie (Lou de Laâge), figlia dell’alta borghesia parigina che parla con gli spiriti, legge Allan Kardec e mal sopporta regole e convenzioni e che – per tutti questi motivi – viene internata per volere del padre (Cédric Kahn), con il consenso del dolce fratello Théophile (Benjamin Voisin) e l'accettazione della madre (Valérie Stroh). Intenzionata a non domare il suo spirito ribelle e determinata a resistere ai trattamenti medici (vedi torture) perpetrati per ordine di Charcot, Eugénie si fa però forte del suo carattere indomito imparando a conoscere le altre pazienti e stringendo un sodalizio indissolubile con la severissima infermiera Geneviève (Mélanie Laurent), al cui destino legherà per sempre il suo. Ma la Salpêtrière non è stato solo un manicomio, un carcere, un luogo di segregazione e tortura perfetto per ambientarvi questa sorta di claustrofobico thriller psicologico sulla forza della sorellanza; è stato anche un luogo di rappresentazione, un circo, un teatro, un’officina dove si lavorava sul corpo e sulla sua immagine, dove si studiavano i gesti e la loro riproduzione, dove il gesto stesso è stato pensato come sintomo e dunque come espressione. Celeberrime sono d’altra parte le lezioni spettacolo dello stesso Charcot (che Laurent mette in scena riproducendo con esattezza Une leçon à la Salpêtrière, quadro del 1887 di André Brouillet) in cui, facendo ricorso all’ipnosi, il medico dava spettacolo per uomini come Zola, Maupassant o lo stesso Freud – solo per citarne alcuni – con i reenactment delle crisi isteriche (tutte isteriche) delle sue pazienti.

Non è un caso che questa forma di rappresentazione (cruciale per lo sviluppo delle tecniche di recitazione nei decenni a venire) avesse trasformato alcune delle pazienti in vere e proprie personalità quasi divistiche (come la famosa Augustine, raccontata qualche anno fa da Alice Winocour nell’omonimo film in cui Vincent Lindon era uno Charcot ben più complesso e problematizzato). Ma tutto il discorso sull’immaginario del corpo nervoso come corpo scenico, con le implicazioni sensuali e sessuali che ne derivano, nel film di Laurent è totalmente assente o appiattito a puro pretesto, tanto che la presenza fisica delle pazienti si riduce paradossalmente a semplice catalogo, galleria di volti (ancora più che di corpi) senza traccia di reale tensione, nemmeno nella culminante sequenza del ballo, nemmeno quando la manipolazione si trasforma in stupro.

È chiaro – e legittimo – ciò che interessa alla regista: trattare il microcosmo della Salpêtrière come emblema della sopraffazione maschile, dello sguardo morboso, violento e vessatorio, nonché della repressione sistematica del potenziale eversivo del femminile. Ed è immediato pensare alle lezioni di Charcot come palco attraverso cui esibire questo sguardo e questo paradigma, così come vedere nel legame tra Eugénie e Geneviève l’unica via possibile per ribellarsi, liberandosi o sacrificandosi. Il film resta però bloccato dalla propria perfezione formale e dalla messa a tema, dimenticando le sfaccettature, le crepe, le increspature, le lacerazioni attraverso cui una regista attrice con la personalità di Laurent avrebbe potuto dire molto di più di un universo, di un pensiero e di un’epoca che tanto riverbero hanno avuto proprio sull'uso del corpo e sul suo utilizzo nel cinema e nel teatro.

Il ballo delle pazze
Francia, 2021, 114'
Titolo originale:
Le bal des folles
Regia:
Mélanie Laurent
Sceneggiatura:
Mélanie Laurent
Fotografia:
Nicolas Karakatsanis
Montaggio:
Anny Danché
Cast:
Mélanie Laurent, César Domboy, Lou de Laâge, Benjamin Voisin, Emmanuelle Bercot, Cédric Kahn, Coralie Russier, Martine Chevallier, Grégoire Bonnet, André Marcon, Valérie Stroh, Christophe Montenez, Valentine Cadic, Mathilde Roehrich, Lomane de Dietrich, Lauréna Thellier, Catherine Artigala, Alice Barnole, Vincent Nemeth, Martine Schambacher, Laura Balasuriya, Pierre Renverseau, Morgan Perez, Marie-Claire Vilard, Théo Comby Lemaitre, Lou Laurent, Jean-Luc Mimault, Pierre-Antoine Deborde, Véronique Hervouet, Gabin Vissouze
Produzione:
Légende Films
Distribuzione:
Amazon Prime

 

Eugénie ha un dono: vedere e sentire i morti. Siamo verso la fine del diciannovesimo secolo; la sua famiglia scopre il suo segreto e la porta alla clinica neurologica La Pitié Salpêtrière, dove nulla sembra darle scampo. Il suo destino si lega però a quello di Geneviève, un'infermiera dell'ospedale. Il loro incontro cambierà il futuro di entrambe, mentre si preparano per il "ballo delle pazze" del dottor Charcot.

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