Anne Fontaine

Incrocio neo-incestuoso

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Presentato nel gennaio 2013 al Sundance Film Festival, Two Mothers arriva nelle sale italiane in odore di scandalo. Ma è una falsa pista. Il soggetto è infatti ispirato al racconto breve “Le nonne”, della scrittrice premio Nobel Doris Lessing.

Di cosa tratta? Di due madri, amiche fin dall’infanzia, che seducono l’una il figlio dell’altra. I protagonisti di questo strano incrocio sentimentale e fisico (peraltro castissimo) vivono in magnifiche ville affacciate sul mare, da qualche parte dell’Australia. Al riparo dallo sguardo degli estranei, in un paradiso terrestre che allude a una dimensione fuori dal tempo, Liz (Naomi Watts) e Roz (Robin Wright), bionde quarantenni, trascorrono le giornate stese su un pontile a prendere il sole, ammirando i loro due ragazzoni, Ian (Xavier Samuel) e Tom (James Frecheville), addominali sempre ben in vista, che fanno surf. Quanto ai mariti, uno non c’è più, l’altro si è trasferito a Sidney per lavoro.

In Two Mothers è soprattutto la sceneggiatura a mostrare i difetti più vistosi: ai tempi de Le relazioni pericolose, Christopher Hampton aveva mostrato ben altra capacità nell’adattare per il cinema le avventure libertine di un nobile francese del XIX secolo. Se l’immersione di Liz e Roz nelle acque solo all’apparenza limpide di un amore fuori norma risulta abbastanza convincente, tutti gli altri personaggi recitano dialoghi poco credibili e irrompono grazie a immotivate agnizioni (lo spasimante di Liz, la primattrice che Tom conosce a Sidney...). Errori da penna blu, dato che nelle pagine della Lessing sono proprio loro a determinare lo sviluppo drammaturgico della storia: l’idillio a quattro comincerà infatti a scricchiolare non appena Tom e Ian si invaghiscono di due ragazze assai più giovani delle loro madri.

Alla regista Anne Fontaine (Nathalie, Coco avant Chanel, Il mio migliore incubo) va riconosciuto un merito: aver voluto superare il tradizionale e perfino abusato schema del triangolo amoroso per affrontare, invece, le implicazioni psicologiche e sentimentali di un insolito quartetto neo-incestuoso. Ma tutto rimane abbozzato in superficie.

Va detto che Two Mothers non solleva alcuna questione morale. Né solletica pruriginose ambiguità. È piuttosto il racconto allegorico di un sogno di bellezza sconfitto dalla mutevolezza del desiderio e dall’inesorabilità del tempo, fondato però su un gioco di specchi, di rifrazioni semantiche, di simmetrie (le due donne, i due figli, il campo visivo che li include/esclude, la macchina da presa che oscilla tra l’acqua e la terra) troppo esibito e programmatico.

 

 

 

 

 

Two Mothers
Francia/Australia/Belgio, 2013, 100'
Titolo originale:
Adore
Regia:
Anne Fontaine
Sceneggiatura:
Christopher Hampton
Fotografia:
Christophe Beaucarne
Montaggio:
Luc Barnier, Ceinwen Berry
Musica:
Anthony Partos
Cast:
Naomi Watts, Robin Wright, Xavier Samuel, Ben Mendelsohn, Sophie Lowe, James Frecheville, Gary Sweet, Jessica Tovey
Produzione:
Ciné@, Gaumont, Hopscotch Productions
Distribuzione:
Bim

Inseparabili fin da bambine, Lil e Roz vivono in perfetta simbiosi con i loro figli, due ragazzi dalla grazia singolare che sembrano quasi un'estensione delle madri. Inspiegabilmente, e tuttavia come piegandosi all'inevitabile, le due donne si avvicinano una al figlio dell'altra, in una relazione che si fa subito passionale. Al riparo dallo sguardo degli estranei, in un paradiso balneare quasi soprannaturale, il quartetto vivrà una storia fuori dall'ordinario fino a quando l'età non metterà fine al disordine. Almeno apparentemente.

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