Danilo Caputo

L'horror ai tempi del LOL

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Un regista poco più che ventenne ci regala una storia paurosa che sembra confezionata, manco a dirlo, apposta per Halloween: come altro spiegare, ad oltre un anno di distanza dall'uscita nelle sale americane, l'esordio italiano di Smiley, pellicola low budget diretta da uno sconosciuto che di nome fa Michael Gallagher?

Può anche darsi che, fra gli assidui frequentatori della rete, qualcuno si fosse già accorto della sua esistenza: sul suo canale YouTube, infatti, Gallagher ha già postato diversi cortometraggi equamente suddivisi fra l'ossessione per l'horror e l'espletamento delle urgenze ormonali dei suoi coetanei. Smiley fa entrambe le cose: dissemina il terrore fra una manciata di matricole del college tramutando in realtà una macabra leggenda metropolitana.

La sventurata Ashley, biondina secca e insignificante, fa suo malgrado la conoscenza del temibile serial killer del titolo, un emoticon in carne ed ossa che scova le sue vittime su una specie di chatroulette (non quella vera, altrimenti chi paga i diritti?). Basta scrivere tre volte "I did it for the lulz" ("l'ho fatto per il LOL", laddove LOL è l'acronimo di laughing out loud, spiegatelo a quelli del TG1) per vedersi materializzare, dall'altro lato dello schermo, l'inquietante maschera munita di coltellaccio d'ordinanza. Seguono urla pazzissime di teenager californiane truccate fin dall'ora di colazione, ansiose di saltare per aria sull'onda di spaventosi colpi di scena che più telefonati non si può; fosse solo questo il problema, poi.

Un film di genere può generare soddisfazione nello spettatore in due modi: o ricalcandone alla perfezione gli stilemi caratteristici, o rompendone gli schemi per produrre stupore, nuovo senso e nuovi livelli di soddisfazione. Smiley non fa nulla di tutto questo: spreca le occasioni arrancando sui binari di una sceneggiatura debolissima, costruita sulle premesse fallaci dell'aggiornamento del teen horror alla già mitica (ehm, mitizzata) "Era di Internet". Era meglio Johnny Mnemonic, allora. 

 

 

 

Semina il vento
Italia, Francia, Grecia, 2020, 91'
Regia:
Danilo Caputo
Sceneggiatura:
Danilo Caputo, Milena Magnani
Fotografia:
Christos Karamanis
Montaggio:
Sylvie Gadmer
Musica:
Valerio Camporini F.
Cast:
Caterina Valente (II), Espedito Chionna, Feliciana Sibilano, Yile Yara Vianello
Produzione:
Jacques Bidou e Marianne Dumoulin (JBA Production), Paolo Benzi (Okta Film)
Distribuzione:
IWonders Pictures

Ambientato tra alberi d’olivo e scenari industriali del tarantino, il film racconta una storia di ribellione e rinascita, esplorando il conflitto tra due modi di pensare e sentire la natura: quello di Nica, ereditato dalla nonna, e quello di Demetrio, figlio di un progresso industriale che ha disatteso le sue promesse.

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