Raúl Arévalo

La vendetta di un uomo tranquillo

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Un uomo al volante di un’automobile attende nervoso a un angolo di strada. È l’autista di una banda alle prese con una rapina in una banca lì dietro. Qualcosa va storto e l’uomo è costretto a fuggire. Noi lo seguiamo dall’interno dell’abitacolo – scelta che anticipa l’approccio stilistico dell’intero film, improntato a una vicinanza tutta concreta con i personaggi – durante l’abbozzo di una fuga: una, due, tre curve e poi l’incidente. Inizia così, con uno schianto, l’opera prima di Raúl Arévalo, La vendetta di un uomo tranquillo (titolo italiano che tende al didascalico, perdendo le sfumature di fatalismo disilluso dell’originale Tarde para la ira, Tardi per la rabbia), nel mezzo dell’azione, interrotta di colpo per saltare subito ai titoli di testa e riprendere poi la narrazione in un altro tempo e con altri personaggi.

Inizialmente Arévalo gioca a carte coperte, ci introduce i differenti protagonisti – Curro, l’uomo ferito nella prima scena e poi incarcerato, a differenza dei suoi complici; Ana, la compagna con cui ha concepito un figlio durante una visita in prigione; José, un uomo taciturno e benestante che frequenta il bar popolare dove gravitano Ana e Curro – svelando pian piano le relazioni invisibili che li legano. Una volta scoperto il tragico passato che li unisce, Arévalo è libero di concentrarsi sulle psicologie, costruendo il suo revenge movie (dalla storia meno ingarbugliata e più canonica del previsto) attraverso un utilizzo attento delle location – una Madrid irriconoscibile e plumbea – e una puntualissima cura dei dettagli. Se infatti la narrazione scorre via liscia e senza sussulti nel percorso di vendetta – dolente e senza scopo – di uno dei protagonisti, il ritmo imprevedibile e la concretezza tangibile degli ambienti donano al film una profondità di campo capace di arricchire e completare la stilizzazione del genere.

Arévalo, attore protagonista del bel noir La isla minima di Alberto Rodríguez, assorbe da quel film una certa maestria nella composizione delle atmosfere, nella capacità di inserire gli attori in un quadro/contesto in cui sembrano annaspare. Ma se le paludi del Guadalquivir impregnavano La isla minima fino a impossessarsi dei protagonisti, in La vendetta di un uomo tranquillo il degrado della periferia urbana – contrapposto all’apparentemente idilliaca campagna della parte finale – è strettamente correlato al destino dei personaggi. Differenze di censo e di classe si notano nei particolari degli abbigliamenti, delle voci, delle mosse. La ferocia (che a volte è violenza, altre ricordo, altre volte persino fame esistenziale) che abita José, Curro, Ana è un veleno a cui non c’è antidoto e che li porta a tradire mentire soffrire, spesso sotto gli occhi impassibili dei bambini, figli che non sanno proteggere.

Arévalo dimentica consapevolmente l’azione in più di un’occasione, giocando sulla sospensione piuttosto che sull’esasperazione della cadenza narrativa, e riesce a donare al film un’originale discronia sincopata, una fragilità formale che rispecchia la vita a singhiozzo dei personaggi, sempre sospesi su una sorta di baratro esistenziale. La vendetta di un uomo tranquillo sembra obbedire con ostentata diligenza ai canoni tipici del noir ma, disseminando piccoli squilibri, aritmie, brusche frenate e improvvise accelerazioni, regala respiro al racconto e crea, per contrasto, una sorta di ansiogena empatia: un’opera prima ruvida e funerea, che omaggia il genere colorandolo di una rabbia diffusa, malata, insaziabile, terribilmente contemporanea.

La vendetta di un uomo tranquillo
Spagna, 2017, 92'
Titolo originale:
Tarde para la ira
Regia:
Raúl Arévalo
Sceneggiatura:
David Pulido, Raúl Arévalo
Fotografia:
Arnau Valls Colomer
Montaggio:
Ángel Hernández Zoido
Musica:
Lucio Godoy, Vanessa Garde
Cast:
Alicia Rubio, Antonio de la Torre, Font García, Gaizka Ardanaz, Luis Callejo, Luna Martín, Luna Martín, Manolo Solo, Pilar Gómez, Raúl Jiménez, Ruth Díaz
Produzione:
La Canica Films, Radio Televisión Española
Distribuzione:
Bim Distribuzione

Un uomo trascorre 8 anni in carcere. Una volta uscito vuole rifarsi una vita ma incontra numerosi ostacoli.

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