Daniele Luchetti

Mitologia familiare

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Rimane un pizzico di amarezza al termine della visione di Anni felici. C’è qualcosa che manca al film, apparentemente inattaccabile, per potersi dire pienamente riuscito.

Certo, la messinscena di Daniele Luchetti è priva di sbavature ma sembra riposare sugli allori di uno stile solido e, al tempo stesso, poco coraggioso.

Ambientato nel 1974, Anni felici è il racconto autobiografico, tra verità e fantasia, dell’infanzia del regista romano e del rapporto con i suoi genitori. Il padre, Guido, è un aspirante artista d’avanguardia; la madre, Serena, è una donna succube del troppo amore che prova per il marito.

Presentato al Festival di Toronto 2013, il film è una toccante rappresentazione degli anni ’70, ricca di paradossi (il ribaltamento coniugale in cui la moglie si dimostrerà ben più libera e anticonvenzionale del marito) e incertezze (quale futuro per un’arte che non vuole più essere figurativa?).

Forte di un’estetica elegante e ben consolidata, il film non ha cali di ritmo anche grazie all’ottima interpretazione dei due protagonisti, Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti, che duettano magnificamente in una vera e propria gara di bravura.

Insieme alla descrizione delle dinamiche familiari, l’autore romano - esattamente come il suo alter ego sul grande schermo, il piccolo Dario - desidera, a tutti i costi, parlare di cinema (nell’anno della “morte della pellicola” ha scelto di utilizzare il 35mm, il 16 e il super 8) rischiando d’inserirlo fin troppo forzatamente all’interno della sua opera, come se, in definitiva, la storia mitologica della sua famiglia (questo il titolo pensato inizialmente per il film) non potesse bastargli.

Forse quello che manca ad Anni felici è proprio questo. L’emozione sincera (e non programmatica) nel raccontare il proprio colpo di fulmine per il grande schermo e, in egual misura, un certo modo di fare cinema che non c’è più.

Luchetti sceglie il ricordo cinefilo personale, non riuscendo così a trasmettere quella nostalgia universale che era stata trattata con grande spessore (fino a diventarne la vera protagonista) in Qualcosa nell’aria di Olivier Assayas: pellicola con cui Anni felici, con quel pizzico di coraggio in più, avrebbe potuto formare un affascinante e malinconico dittico.

Anni felici
Italia, 2013, 100'
Titolo originale:
id.
Regia:
Daniele Luchetti
Sceneggiatura:
Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Caterina Venturini
Fotografia:
Claudio Collepiccolo
Montaggio:
Mirco Garrone
Musica:
Franco Piersanti
Cast:
Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Martina Gedek, Samuel Garofalo, Niccolò Calvagna
Produzione:
Cattleya, Rai CInema
Distribuzione:
01 Distribution, Cattleya

1974, Roma. Guido è un artista che vorrebbe essere d'avanguardia, ma si sente intrappolato in una famiglia troppo borghese e invadente. Serena, sua moglie, non ama l'arte, ma ama molto l'artista e infatti lo “invade”. I loro figli, Dario e Paolo, 10 e 5 anni, sono i testimoni involontari della loro irresistibile attrazione erotica, dei loro disastri, dei tradimenti, delle loro eterne trattative amorose. Tra happenings artistici, colpi di testa, film in super 8, pigre vacanze, design e confessioni, il film racconta gli anni felici  – ma che sembravano infelici -  di una famiglia che, provando a essere più libera, si ritrova in una prigione senza vie di fuga. Riusciranno a salvarsi?

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