Paolo e Vittorio Taviani

Una questione privata

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Milton non cammina più sulle sue colline. La Langa di Fenoglio, quella zona impervia eppure dolce di colline che degradano sulla città di Alba, è diventata una brulla montagna di Alpi marittime. E la villa di Fulvia, quella che Milton ritrova all’inizio di Una questione privata e che per tutto il romanzo sarà un ricordo, un rifugio, un’ossessione è improbabile che appartenga a quei pendii bruschi e a quei sentieri rocciosi. Nel film emerge dalla massa di nebbia grigia che avvolge il paesaggio: come in un sogno, come nell’al di là. Le colline di vapore di Fenoglio, volto impalpabile di un mondo contadino che non smette mai di pesare sul corpo e l’anima dei partigiani, di far sentire il freddo, l’umido, la durezza della terra, si fa tramite di un passaggio. Dalla realtà della guerra, del tempo e della Storia al limbo del ricordo, delle parole, della musica. Somewhere over the rainbow, e anche oltre.

L’intuizione principale dei Taviani è quella di togliere dal loro film la lingua di Fenoglio, troppo forte e viva e coraggiosa perché le immagini possano confrontarsi alla pari. E il primo passo è quello più estremo, anche audace: eliminare il mondo di riferimento dello scrittore, portare la guerra collettiva dei partigiani e quella personale di Milton – contro i suoi ricordi e le sue illusioni, contro Fulvia, l’amore perduto, e contro Giorgio, l’amico che forse l’ha tradito – in una terra priva di connotazioni geografiche. Terra di colline, anche, ma soprattutto di monti, di mulattiere, di cittadine cupe e deserte: il deserto di una nazione in conflitto, la nebbia della guerra, lo spazio senza confini dove l’individuo si perde.

L’altra rinuncia, che purtroppo il film non porta fino in fondo, avrebbe dovuto riguardare il racconto degli stessi ricordi di Milton, il volto di Fulvia e la sua civetteria, i loro dischi e le lettere. Laddove Fenoglio è inarrivabile per il modo in cui squarcia le scene con dettagli intimi strazianti («“Sai che farò la prima volta che andrò a Torino? Comprerò un cofanetto per conservarci le tue lettere. Le conserverò tutte e mai nessuno le vedrà. Forse le mie nipoti, quando avranno questa mia età”. E lui non poté dir niente, oppresso dall’ombra della terribile possibilità che le nipoti di Fulvia non fossero anche le sue»…), i Taviani si fermano al passo più immediato, quello dell’enunciazione, che Fenoglio usa solo in un secondo momento, dopo il pensiero, come un’eco. «“La prossima lettera come la comincerai?” - aveva proseguito lei. - Questa cominciava con Fulvia splendore. Davvero sono splendida?” “No, non sei splendida”. “Ah, non lo sono?” “Sei tutto lo splendore”. Questo secondo passaggio nel film c’è, il primo invece no, nemmeno negli occhi di Luca Marinelli, che sono occhi perduti, non più innamorato, occhi che vagano agitati in un mondo crollato, avvinghiato nel proprio passato.

I pensieri di Milton sono morti, i flashback che lo ritraggono con Fulvia e Giorgio (piatti, impacciati, nemmeno lontanamente vicini alla foga romantica, anzi cavalleresca come scrisse Calvino, dei dialoghi del romanzo) sono semplici riverberi, indispensabili al racconto ma dannosi per il film. Milton stesso, in realtà, è un morto, invisibile ai nemici, sempre notato in ritardo dai soldati fascisti. La nebbia è il suo stato naturale, tutto ciò che attraversa se lo lascia alle spalle come se non avesse consistenza.

A lasciare l’impronta nel film, anche visivamente, è tutto ciò che sfugge alla storia principale, che nel romanzo stesso sta ai lati del racconto o che i Taviani hanno inventato di sana pianta: l’incontro tra Milton e i genitori, carico, questo sì, di una foga silenziosa e contagiosa; la bambina che si posa accanto al cadavere della madre fucilata dei fascisti; il gesto di coraggio di Giorgio, anch’egli partigiano, per convincere le giovani reclute; i primi piani equivalenti di Riccio, il partigiano ragazzino che paga il prezzo di una rappresaglia, e dell’ufficiale riluttante che esegue l’ordine. In questi intermezzi i Taviani intravedono quei frammenti di figurativismo pittorico che da sempre squarciano il velo di realismo dei loro film. È la guerra vista di scorcio di cui parlava Calvino nella prefazione al Sentiero dei nidi di ragno, è una rappresentazione mitica, quasi astorica di un conflitto colto nella sua dinamica profonda.

La questione privata di Milton, narrativamente racchiusa nel tentativo di capire cosa è successo fra Fulvia e Giorgio, si apre come nel romanzo al senso di responsabilità di ogni partigiano e di ogni scelta senza ritorno. La vera questione è quella del restare in vita, del combattere per sé e per gli altri, del combattere per tornare a casa. Il fantasma di Giorgio che perseguita Milton diventa alla fine un corpo vero, ripreso di spalle ma ancora in vita, mentre Milton, quando corre per un’ultima volta, non crolla come in Fenoglio («Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò»), ma si guarda intorno, rallegrandosi di non essersi fatto ammazzare.

La nebbia porta oltre il muro, oltre l’eroismo romantico dello scrittore e il fatale destino di una generazione. L’incertezza del finale di un'opera incompiuta (come incompiuta è quasi tutta la produzione di Fenoglio) apre ai Taviani lo spazio di un’opportunità, trasformando Una questione privata nel romanzo che oggi può e deve essere, il racconto di formazione di uomini giusti che sanno ancora guardare dalla parte giusta – quella del futuro.

Una questione privata
Italia, Francia, 2017, 84'
Regia:
Paolo e Vittorio Taviani
Sceneggiatura:
liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, Paolo e Vittorio Taviani
Fotografia:
Simone Zampagni
Montaggio:
Roberto Perpignani
Musica:
Carmelo Travia, Giuliano Taviani
Cast:
Lorenzo Richelmy, Luca Marinelli, Valentina Bellè
Produzione:
Ipotesi Cinema, Les films d'ici, Rai CInema, Sampek Production, Stemal Entertainment
Distribuzione:
01 Distribution

Over the Rainbow è il disco più amato da tre ragazzi nell’estate del 43. S’incontrano nella villa estiva di Fulvia, adolescente e donna. I due ragazzi sono Milton e Giorgio, l’uno pensoso, riservato, l’altro bello ed estroverso. Amano Fulvia che gioca con i sentimenti di entrambi. Un anno dopo Milton, partigiano, si ritrova davanti alla villa ora chiusa. La custode lo riconosce e insinua un dubbio: Fulvia, forse, ha avuto una storia con Giorgio. Per Milton si ferma tutto, la lotta partigiana, le amicizie... Ossessionato dalla gelosia, vuole scoprire la verità. E corre attraverso le nebbie per trovare Giorgio, ma Giorgio è stato fatto prigioniero dai fascisti...

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