CINEFORUM / 10NS

Il grande gigante finlandese

Anche stavolta gli hanno dato un premio minore. Anzi, minorissimo: nemmeno il Grand Prix (il secondo premio di Cannes), nemmeno il premio alla regia (che sarebbe comunque stato un riconoscimento alla misura e al pathos della sua direzione), ma il modestissimo Premio della giuria, quasi un premio di consolazione nel palmarès “a pioggia” decretato dalla giuria: qualcosina a tutti (praticamente, tra gli autori più accreditati, sono rimasti fuori solo Ken Loach, Todd Haynes e gli italiani), e tutti sorridenti e contenti. Tranne lui che, come aveva già fatto alla Berlinale del 2017, quando non si era presentato a ritirare l’Orso d’argento per L’altro volto della speranza, se n’è stato a casa, mandando al suo posto i suoi due protagonisti, Alma Pöysti e Jussi Vatanen, che sembrano la versione giovane dei suoi attori “storici”.

Quarant’anni di carriera, mai un film sbagliato, amatissimo da un pubblico di appassionati, Aki Kaurismäki ha sempre partecipato ai maggiori festival europei, dai quali non ha mai portato a casa un premio decente. E anche questa volta l’avrebbe meritata, la Palma: Le foglie morte, storia dell’incontro a lungo ostacolato dal destino di due anime proletarie e solitarie sperdute in qualche anfratto di una metropoli malconcia (dove però resiste ancora un cinemino, il Ritz, che sembra proiettare solo capolavori del passato), è un grande piccolo film (dura solo 81 minuti), umano, laconico, ironico, doloroso, mai rassegnato. Purissimo, nei colori (i suoi, soliti, accesi, intonati, pop), nelle battute fulminanti, nella colonna musicale (dove rock, tango e lieder si alternano in rigorosa versione islandese), nel sottofondo storico-politico (buttato là come per caso: dalla radio esce un incessante notiziario della guerra in Ucraina), nella fusione di commedia romantica e mélo, nell’amorosa verità dei suoi personaggi. Film così “puliti” ed essenziali non se ne fanno quasi più, forse è per questo che non lo premiano. Gran premio della giuria (non la Dog Palm, che è andata invece al border collie di Anatomia di una caduta) per Chaplin, nella vita Alma, la meticcia di media taglia rossa che ha una parte importante nel film e che è di Kaurismäki, come era sua Laika di Miracolo a Le Havre e di Nuvole in viaggio.