CINEFORUM / 9NS

È solo una luna di carta

Nel Primo piano di questo numero, prendendo spunto da Il film perfetto, il libro di David Thomson pubblicato in Italia da Adelphi, e da Babylon di Damien Chazelle, ma anche nella deriva del nuovo horror descritta in Controcampo, ci si interroga molto su dove va il cinema, e anche da dove viene, come sta cambiando e quale strada invece dovrebbe prendere.

Soprattutto quello americano, quel sogno di cartone, di legno compensato (come scrive Roberto Manassero) che è sempre stato. Certo: «It’s only a paper moon, sailing over a card board sea, but it wouldn’t be make-believe, if you believed in me» (è solo una luna di carta, che veleggia su un mare di cartone, ma non sarebbe una finzione se tu credessi in me), come dice la canzone scritta nel 1932 da Harold Arlen, Yip Harburg e Billy Rose, poi diventata un hit dei maggiori interpreti jazz (e non jazz), amata da cinema, teatro e tv, da Un tram che si chiama desiderio a Star Trek, Round Midnight, Killing Them Softly e, naturalmente, Paper Moon di Peter Bogdanovich che, sulle tracce di Frank Capra, ne coglieva il significato cinematografico profondo: è un mondo alla Barnum e Bailey, tanto falso quanto può essere, ma, se credi in me… Appesi alla luna di carta, Tatum e Ryan O’Neal si facevano fotografare con i vestiti buoni, guardando verso la macchina da presa; finzione nella finzione, accenno, appena appena svelato, di consapevolezza del sogno a buon mercato al quale appartenevano, loro come Moses e Addie Pray, coppia improbabile di un mondo passato che un autore molto colto e molto innamorato dei film trasportava di peso in un cinema che guardava al presente e al futuro. Aveva capito molte cose Bogdanovich, nel ’73, al punto che già due anni prima, nel ’71, faceva malinconicamente chiudere l’ultima sala di Anarene, Texas. Ma non era l’unico: tanti lavoravano e riflettevano, in maniere diverse, più o meno calde o raggelate, metaforiche o esplicite, sul vuoto che si stava aprendo nell’immaginario. Hollywood 1973: il “nuovo cinema americano” racconta la fine del sogno del cinema nel momento stesso in cui getta le basi per la trionfale New Hollywood. In realtà, sta probabilmente raccontando la morte dopo la rinascita. Cioè, forse, l’oggi, quando le sale hanno davvero chiuso e la trasmissione mitica, onirica, si è spezzata. Il 1973 sta in mezzo al periodo della new wave americana, tra il 1967 e il 1978. Guardate la lista dei film americani usciti nel 1973: è impressionante, quelli che non sono capolavori (più di uno) sono grandi film, o comunque film che interrogano, insinuano dubbi, idee, che rincorrono e si appropriano di immagini inedite e coinvolgenti. Fa venire da piangere, per quello che abbiamo perduto. E ci ritorneremo.