"La Tête Haute"

Bercot: perché?

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Una domanda corre, di bocca in bocca, dopo la proiezione di La tête haute di Emmanuelle Bercot: perché un film derivativo e sgangherato in apertura del festival di Cannes 2015?

Una delle risposte è "in fondo l'anno scorso avevamo Grace": il quale certo era una soap dimenticabile e dimenticata, ma puntava ad aprire nel segno del glamour (come Gatsby l'anno prima) che è pur sempre una componente caratteristica di questa manifestazione, seguendo le logiche del red carpet.

Però a questo giro, a fianco della Bercot, sfilano una Deneuve sempre più chioccia (già con lei aveva chiuso la Berlinale nel 2013) e un Benoît Magimel imbolsito (e un po' troppo sosia di Sean Penn), con Sara Forestier e il newcomer Rod Paradot; quest'ultimo sembra, nel fisico e nella recitazione, rincorrere disperatamente il modello di Antoine-Olivier Pilon, protagonista, nemmeno un anno fa, del Mommy dolaniano.

E infatti, spente le luci e avviato il film, viene da interrogarsi su quali intenzioni abbiano spinto Frémeaux e soci a mettere in questa posizione eminente un film che, pure essendo, pare, frutto di una lunga gestazione e di un accurato lavoro di ricerca, sembra voler essere un Dardenne addomesticato, e al tempo stesso va a toccare tasti già ampiamente suonati da Dolan, dissemina il plot di tracce sociologiche che si perdono via via, senza prendere mai davvero una posizione. 

Malony (Paradot) è già di fronte al giudice minorile (Deneuve) a poco più di 6 anni: l'apertura del film gioca una carta azzeccata, la camera inchiodata sui piani di reazione del bambino, mentre degli adulti si riconoscono solo le voci e si vedono solo le mani; poi ritroviamo l'adolescent sauvage avviato a una vita di delinquenza e con disturbi comportamentali seri: ogni tentativo di rieducazione (anche sentimentale) e reinserimento sembra destinato al fallimento, e anche Yann (Magimel), l'assistente sociale incaricato di seguire il ragazzino (di lui si intuisce solo un passato complicato) perde progressivamente fiducia nel sistema. Lo spettatore ha, nel frattempo, perso interesse per il film. 

La kermesse ė appena cominciata, ci aspettano altri figli, altre famiglie disfunzionali, altre storie, altre code...