“È arrivato nostro figlio” di Valérie Lemercier

Una certa tendenza francese

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Quel che più sorprende della nuova commedia sociale francese, che da qualche anno ha conquistato un posto di rilievo anche nella distribuzione italiana, è la capacità di trattare con toni leggeri – ma mai con leggerezza – delicati argomenti contemporanei, segnali di una sensibilità diffusa su cui condurre l'attenzione di un pubblico variegato senza tediarlo.

Olivier Nakache e Éric Toledano, Philippe de Chauveron, Éric Lartigau sono tra gli autori di maggior successo di questo cinema furbo e smaliziato che, dosando con un certo equilibrio buoni sentimenti e tematiche attuali, smaschera vizi e pregiudizi che caratterizzano il vivere comune della Francia odierna in relazione al più ampio contesto europeo.

Il quarto film come regista della già affermata attrice Valérie Lemercier si inserisce appieno in questa tipologia. È arrivato nostro figlio affronta il tema delle adozioni internazionali attraverso la storia di Aleksandra e Cyrille, benestante coppia parigina che, impossibilitata quanto desiderosa di avere figli, riesce ad ottenere l'affidamento di Aleksei, la cui indole aggressiva renderà però più che difficile il già delicato processo di inserimento in un nuovo contesto culturale e affettivo.

Ispirato a una vicenda vera dai risvolti ben più tragici, il film si fa apologia del valore della famiglia e l'importanza che essa assume nella formazione di un bambino, questione spesso tralasciata e affidata ad altre figure o istituzioni. È quel che succede ai due neo-genitori, troppo presi dai rispettivi lavori per rendersi conto che il comportamento e l'apparente impenetrabilità del piccolo non sono che il riflesso speculare delle chiusure mentali e psicologiche dei protagonisti, incapaci ormai di ritrovare un lato umano assopito da tempo, come dimostrato dall'atteggiamento glaciale di Aleksandra con le colleghe.

In un metaforico sguardo oltre lo specchio, Lemercier guarda all'oggi con occhio critico: pur se il finale è apparentemente risolutore, è netta la condanna di una certa mentalità capitalista che ha fatto dei sentimenti merce di consumo. In fondo, le storie di letto dei coniugi con i rispettivi amanti, il cinismo della madre di Cyrille o il feticismo della prima tata, pur se stonati e un po' gratuiti, non sono che segni seminati lungo il film di una disapprovazione totale. L'unico a uscirne positivamente è Aleskei, “altro” rispetto all'ambiente nel quale è inserito non tanto perché straniero, ma perché bambino.

È arrivato nostro figlio (100% cachemire, 2013, 97') DVD italiano distribuito da Rai Cinema – 01 Distribution dal 25 Maggio 2015