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Questo omaggio a "Il grande Lebowski" inaugura la nostra galleria di personaggi coeniani (ritratti d'autore) che vi accompagnerà fino all'uscita del nuovo film, "A proposito di Davis"

 

Il signor Jeffrey Lebowski, detto Dude, è un individuo di quasi cinquant'anni, dalla capigliatura fluente e dallo sguardo aperto, benché spesso piuttosto assente e inespressivo. Mostra movenze lente e distese, costantemente accompagnate da un abbigliamento sciatto e inadeguato, come se il soggetto fosse impegnato in una siesta perenne. [foto 1]

Durante i colloqui palesa un atteggiamento sbadato e talmente irritante che bisogna richiamarne l'attenzione colpendolo in fronte con una tazza. Il successivo sfogo dimostra insofferenza marcata verso il principio di autorità.

Una conoscenza più approfondita del soggetto rivela un'indolenza patologica che riguarda anche le sue passioni: per citare un caso, adora il bowling, frequenta con assiduità le piste, osserva giocare i compagni, discute di tecnica e stile, ma non si alza mai per provare in prima persona un tiro.

Appare ossessionato da un suo doppelgänger che ha fatto fortuna e che ritiene responsabile della rovina di un tappeto verso il quale nutre una sorta di legame morboso, non giungendo a comprendere come quello stesso tappeto sia l'origine effettiva di tutti i suoi futuri disturbi. [foto 2]

Il corredo mnestico è alterato da una considerazione leggendaria del proprio passato rivoluzionario, forse millantato, autovalutazione che condiziona la percezione sovrastimata del sé. [foto 3]

L'attività onirica del soggetto, di contro, appare molto intensa. Il signor Lebowski, già spaesato cronologicamente, sogna sempre di porsi al di fuori dello spazio e del tempo, elevandosi rispetto alla realtà in cui si rispecchia solo relativamente [foto 4]

coreografando secondo dettami simmetrici la propria attività psichica e provando impulsi acuti e particolarmente vivaci alla presenza di suadenti oggetti del desiderio. [foto 5]

Permane tuttavia un preoccupante timore inconscio della castrazione [foto 6], materializzato in incubi vividi che sfiancano il soggetto e lo inducono a tornare alla cruda realtà, rendendola digeribile con l'ausilio di generose dosi di White Russian.

Alla luce di questa breve analisi strutturale, e non riscontrando sintomi che rimandino a disturbi preoccupanti, si consiglia di non turbare l'equilibrio agevolmente raggiunto, neanche per entrare nell'empireo antologico del cinema, nonostante la spettanza di diritto.