L’unica vera e propria storia d’amore di Spielberg (prima di West Side Story), remake di Joe il pilota, diretto nel 1943 da Victor Fleming e interpretato da Spencer Tracy, nella parte dell’aviatore morto in missione che si ostina a non voler lasciare che la donna amata abbia una vita sentimentale sulla Terra. Richard Dreyfuss sospeso tra di Là e di qua, tra l’angelo Audrey Hepburn che gli taglia i capelli e lo consiglia e la pilota Holly Hunter che lo rimpiange, ma poi ricomincia a vivere. Romanticismo fantastico d’altri tempi, riletto in chiave moderna, dove l’umorismo non riempie il senso di vuoto, la perdita, l’assenza. Smoke Gets in Your Eyes (la loro canzone) accompagna la danza, in due all’inizio, e poi solitaria di Dorinda. Dietro di lei, Pete, non un ectoplasma, ma in carne e ossa, invisibile, ma percepibile. Tristissimo, ma pieno di vita e di tenerezza.
E finalmente arrivò Peter Pan, l’eroe spielberghiano per eccellenza. Ma si chiama Peter Banning, è invecchiato, fa l’avvocato, lavora troppo, trascura i figli. Finché non va a Londra con i due bambini e la moglie a trovare la nonna centenaria di quest’ultima: Wendy Darling. Quella Wendy che, a differenza di Peter, ricorda tutto. Robin Williams è giusto nella parte del ragazzo cresciuto che torna all’Isola che non c’è; ma Dustin Hoffmann è perfetto in quella di un Hook feroce e astuto, ma anche, sotto sotto, affamato di affetto (e con lui lo Sugna pasticcione di Bob Hoskins). Fu un grande successo (a differenza dell’ Impero del sole e Always), ma Spielberg ne ama solo la prima e l’ultima parte, non a caso quelle meno festose, più disturbanti e problematiche. Si deve davvero crescere? E, soprattutto, come crescere?
Dal romanzo di Michael Crichton del 1990, del quale Spielberg acquistò i diritti prima della pubblicazione, quasi un ritorno agli squali: affamati, feroci e veloci, ma questa volta terrestri, preistorici, ricreati in laboratorio e sfruttati dal solito cinismo umano e, spesso, molto, molto più intelligenti di Jaws. Il primo blockbuster che utilizzò la Computer Grafic Imagery (della Industrial Lght & Magic naturalmente) è un film mozzafiato, ecologista, di solidissima struttura classica: un vecchio miliardario visionario, un parco a tema che deve guadagnare, affaristi cinici, un cacciatore crudele, scienziati eccentrici e umani, bambini in pericolo. E soprattutto i Branchiosauri vegetariani dal collo lungo, l’ansimante Triceratrope malata, i Galliminus che corrono, il gigantesco T-Rex divoratore e e i killer di gruppo, gli astutissimi Velociraptor (v. la scena nelle cucine e l’agguato al cacciatore). Tutte femmine. Forse. Nasce una franchise con molti sequel, solo il secondo (Il mondo perduto) diretto da Spielberg.