Ninja Thyberg

Pleasure

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«È qui per lavoro o per piacere?» chiede un doganiere a Linnéa, ragazza ventenne che decide di trasferirsi dalla Svezia a Los Angeles per tentare la fortuna nella fiorente industria hard a stelle e strisce. La risposta, che rappresenta forse l’unica nota ironica e sfacciata all’interno di un percorso drammatico e sofferto, non si fa attendere: «Per piacere» ribatte in modo languido la protagonista.

È con queste brevi, fulminanti battute che si apre Pleasure, primo lungometraggio della svedese Ninja Thyberg arrivato finalmente in Italia grazie a Mubi dopo un lungo viaggio per l'Europa che l’ha portato a collezionare, oltre alla prima avvenuta a Cannes 2021, una lunga serie di candidature tra cui quelle ai British International Film Awards, agli European Film Awards e ai Film Independent Spirit Awards.

Riconoscimenti a parte, Pleasure è il racconto di formazione di come una giovane e bella ragazza, Linnéa per i famigliari svedesi ma Bella Cherry per gli “amici” statunitensi, disillusa verso la grettezza dei costumi e delle tradizioni del proprio paese, decida di fare carriera nel mondo dell’industria pornografica. Una reinterpretazione del sogno americano che, dopo la corsa dell’oro Ottocentesca e la ricerca del successo liberal-borghese del primo Novecento, ricorre in forme nuove, mansuete, basate sul reciproco rispetto dei diritti e sull’autodeterminazione del corpo, salvo poi ruotare attorno allo stesso assunto di sempre: la possibilità di farsi da soli, di partire dal nulla e di arrivare all’apice attraverso la messa in discussione dei propri valori.

Alla fine, come viene ripetuto spesso alla protagonista da attori e amiche, basta sforzarsi, impegnarsi duramente, credere in se stessi e nella bontà di chi ti sta attorno per fare successo. Ed è quello che Bella decide di fare.  All’inizio si presenta come la classica ragazza della porta accanto («i’m brand new» continua a ripetere Linnéa per ottenere il favore dei vari produttori), le prime scene porno sono faticose, difficili, ma i ragazzi e i registi che la circondano hanno sempre parole dolci, le ripetono che sta andando bene, che ha le carte in regola per diventare la nuova star. Tuttavia, la celebrificazione è un percorso lungo dove è necessario non avere inibizioni, essere pronta a tutto, e così Bella alza l’asticella. Richiede scene e contratti impegnativi, si espone alla violenza della perversione, allontana l’unica autentica amica ma, dopo l’ennesima scena estrema, sembra crollare. È esattamente in questo punto del film, quando Bella viene ripetutamente abusata nella finzione del set, che emerge con chiarezza uno dei nodi centrali di Pleasure ossia l’insanabile frattura tra la realtà e il cinema.

Questo rapporto, già problematico di per sé, nell’industria pornografica assume una forma ancora più complessa e inafferrabile. Nel momento in cui Bella sceglie volontariamente di recitare in una scena particolarmente violenta che la vede protagonista di uno stupro, le persone che la circondano sembrano non rispettare la “safe word” usata per interrompere le azioni e continuano nella loro ferina performance attoriale. È un mondo schizofrenico quello del set porno, sembra volerci dire Thyberg, dove accade tutto e il contrario di tutto: uomini all’apparenza premurosi, quando bisogna girare, si trasformano in stupratori e le ragazze, consenzienti ma soggette ad una violenza psicologica costante, sono di fatto costrette a non interrompere le scene. Quando la finzione passa principalmente attraverso i corpi, quindi, il rapporto con la realtà si complica in quanto la corporeità degli attori diviene il principale oggetto linguistico dell’immagine e lo spettatore vive il proprio desiderio attraverso la protesi simbolica del corpo attoriale. Dinnanzi a questo meccanismo, com’è possibile, sembra chiedersi la regista, schermare il proprio sé e proteggere la propria identità dinnanzi al fatto che fosse «tutto finto»?.

È questa la domanda che anima l’intero corso del film e se l’esercizio teorico messo in campo è interessante, la volontà quasi saggistica dell’autrice finisce con il soffocare il dispositivo narrativo. I personaggi in Pleasure, infatti, faticano a svilupparsi, a trovare la propria strada e la stessa Bella, che dovrebbe vivere di sfaccettature e ambivalenza, finisce con l’appiattirsi all’ennesimo stereotipo di chi sceglie di sacrificare tutto salvo poi pentirsene.

Venendo invece alla rappresentazione dell’industria pornografica, Thyberg elabora una critica radicale al mondo hard contemporaneo mostrando come le pratiche di potere presenti in questo ambiente siano ancora basate sulla reificazione del corpo femminile e sull’esclusività del piacere/sguardo maschile. Su questo punto Pleasure sembra non aver dubbi. Il mondo in cui si muove Bella è pensato da maschi, controllato da maschi e fatto per maschi. Le donne, sostituibili e rimpiazzabili in qualsiasi caso, sembrano accettare in tono accondiscendente questa verità tanto da introiettare e perpetrare le medesime pratiche di dominio maschili (questo accade, per esempio, quando Bella si vendica sulla rivale Eva in una scena strap-on). È forse anche per questa visione sicuramente realistica ma tradizionale che Pleasure risulta poco convincente. Thyberg, infatti, preferisce richiamarsi teoricamente alle lotte delle femministe antiporn degli anni Ottanta piuttosto che esplorare gli aspetti meno stigmatizzanti e più libertari dell’industria pornografica – come ha fatto, per esempio, in modo brillante e non senza compromessi Dana Vespoli nel suo Dana Vespoli’s Real Sex Diaries.

Insomma, che il porno sia come tutti ce lo immaginavamo e come ci è stato ripetuto da anni un po’ lo sapevamo. E non basta un’estetica al neon e qualche inquadratura ai limiti della censura per essere cineasti radicali.

Pleasure
Svezia, Paesi Bassi, Francia, 2021, 109 min
Titolo originale:
id.
Regia:
Ninja Thyberg
Sceneggiatura:
Ninja Thyberg, Peter Modestij
Fotografia:
Sophie Winqvist
Montaggio:
Olivia Neergaard-Holm, Amalie Westerlin Tjellesen
Musica:
Karl Frid
Cast:
Sofia Kappel, Zelda Morrison, Evelyn Claire, Chris Cock, Dana DeArmond, Kendra Spade, Jason Toler, Mark Spiegler, Lucy Hart, Lucy Hart
Produzione:
Plattform Produktion, Film i Väst, Sveriges Television, Lemming Film, Logical Pictures, Flamboyance Films, Grand Slam Film Production
Distribuzione:
MUBI

Un viaggio nell'industria del porno americana seguendo Bella, 19 anni, svedese, arrivata a Los Angeles con il sogno di diventare la prossima grande star del cinema hard. Un ritratto diretto, umano e umoristico di un mondo dominato dagli uomini ma guadato da una prospettiva femminile.

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