Christophe Gans

Ritorno a Madame de Villeneuve

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Una giovane, delicata fanciulla di nome Belle finisce nelle grinfie della temibile belva che un tempo fu un ambito principe azzurro; non lo fa per autolesionismo ma per spirito di sacrificio, certa di salvare la vita dell’adorato padre ormai incanutito e sul lastrico. Dapprima odia il suo carceriere e poi, va da sé, lo amerà. E insomma, per farla breve, vissero tutti felici e contenti.

La storia del resto è di vecchia data ed è già stata raccontata sul grande schermo in salse molteplici, dalle classicissime fino alle più fantasiose: se Jean Cocteau e la Disney hanno incarnato la tradizione, c’è chi ha pensato bene di vestire la fiaba d’abiti liceali (Beastly) o, perché no, vichinghi (Blood of Beasts).

Per la sua versione de La bella e la bestia, il regista Christophe Gans sceglie di restare nella scia della tradizione, ripristinando passaggi del racconto di Madame de Villeneuve volutamente tralasciati dai predecessori e recuperando, per fortuna, quell’idea ovidiana di legame indissolubile fra l’uomo e la natura che si era persa fra i vagheggiamenti romantici delle passate versioni cinematografiche.

La foresta che inghiottisce chi cerca di attraversarla, il roseto che prende vita come fosse un personaggio in carne ed ossa, la fonte d’acqua che si anima e guarisce le ferite: i protagonisti del film sono circondati da entità ibride, a metà fra animato e inanimato, che vogliono rendere totalizzante l’esperienza dell’immersione nel mondo fiabesco.

Il 3D ci sarebbe andato a nozze, una volta tanto: la visione in tre dimensioni avrebbe dato senso al tripudio di computer grafica che costituisce, di fatto, l’ossatura di un film girato interamente in studio, su green screen.

I bei volti di Léa Seydoux e Vincent Cassel quasi spariscono di fronte alle ambientazioni roboanti, ai paesaggi ipertrofici messi a punto in fase di postproduzione: la recitazione e la trama – peraltro già ben nota – diventano trascurabili a fronte dello spreco di effetti speciali che, con qualche steroide in più, avrebbero potuto regalare allo spettatore un’esperienza davvero unica nel suo genere. 

La bella e la bestia
Francia, Germania, 2014, 112'
Titolo originale:
La belle et la bête
Regia:
Christophe Gans
Sceneggiatura:
Sandra Vo-Anh, Christophe Gans
Fotografia:
Christophe Beaucarne
Montaggio:
Sébastien Prangère
Musica:
Pierre Adenot
Cast:
Sara Giraudeau, Sara Giraudeau, Audrey Lamy, Myriam Charleins, Eduardo Noriega, André Dussollier, Léa Seydoux, Vincent Cassel
Produzione:
Frédéric Doniguian, Christoph Fisser, Richard Grandpierre, Jasmin Torbati, Charlie Woebcken
Distribuzione:
Notorious Pictures, Charlie Woebcken

1810. Dopo il naufragio delle sue navi, un mercante caduto in disgrazia si rifugia in campagna con i suoi sei figli. Tra di loro c’è la più giovane, Belle. Durante un faticoso viaggio, il mercante scopre il regno magico della Bestia. La Bestia lo condannerà a morte per avergli rubato una rosa, destinata proprio a Belle. Sentendosi responsabile della terribile sorte che si abbatte sulla sua famiglia, Belle decide si sacrificarsi al posto del padre. Al castello della Bestia, però, non è la morte che attende Belle, bensì una vita dolorosa, che alterna momenti di magia, allegria e malinconia. Ogni sera, all’ora di cena, Belle e la Bestia s’incontrano. Imparano a conoscersi come due estranei diversi in tutto: mentre la Bestia deve respingere i suoi slanci amorosi, Belle tenta di svelare i misteri del suo regno. Una volta calata la notte, però, dei sogni le rivelano poco a poco il passato della Bestia. Armata del suo coraggio, lottando contro i pericoli e aprendo il suo cuore, Belle riuscirà a liberare la Bestia dalla maledizione, trovando, così, il vero amore.

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