Paolo Genovese

The Place

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In una puntata di un vecchio programma culturale Rai (L'approdo - Settimanale di lettere e arti), Moravia chiariva così il concetto di midcult teorizzato da Macdonald: «Il midcult ha tutte le caratteristiche del prodotto artistico, tranne uno: quello di essere genuino. È il lavoro di un autore che non potrebbe non essere falso».

Dopo aver elencato alcuni prodotti per lui esemplari di questa categoria – tra cui Cuore di De Amicis (per Moravia il modello perfetto di midcult), ma anche Così parlò Zarathustra di Nietzsche, Giovanni Episcopo di D'annunzio e Il dottor Živago di Pasternak – lo scrittore approfondiva il suo pensiero: «Non sono opere che chiamano in causa il sentimento o l'emotività; si rivolgono a un lettore con i mezzi della cultura, ma una cultura falsificata e ridotta a lenocinio, a qualcosa di non autentico». Moravia chiosava su un concetto che Macdonald (il quale, da parte sua, considerava midcult Somerset Maugham, l'ultimo Hemingway e il Thornton Wilder di Piccola città) aveva, in sintesi, così espresso: «Il midcult contiene un duplice tranello: finge di rispettare i modelli dell'alta cultura, mentre in effetti li annacqua e li volgarizza».

The Place, il nuovo film di Paolo Genovese, midcult lo è già a partire dalla sua fonte: una serie televisiva (scelta oggi più che mai à la page) inedita in Italia (The Booth at the End) in cui un uomo seduto in un diner riceve una serie di personaggi che gli chiedono di esaurire i loro desideri. Ma perché questo avvenga, ciascuno dovrà compiere un'azione che potrà metterne in crisi l'umanità e la morale (o la mancanza delle stesse).

Lo spunto è da racconto fantastico calato in una realtà riconoscibile (il diner nella serie, il bar in The Place). Siamo dalle parti di Borges, Saramago o, meglio, di Cortázar: un racconto realista in cui sono presenti elementi metafisici. Spunti alti, appunto, per quella che sulla carta poteva sembrare una scommessa azzardata (un film di soli dialoghi recitati in un'unica location), ma che si risolve in una parata di attori noti prevedibilmente bravi e prevedibilmente scelti (il poliziotto di Giallini sembra venuto fuori da ACAB di Sollima, la Rohrwacher tinta di nero che fa la suora, Muccino il teppista, la Puccini una moglie insoddisfatta) o facilmente utilizzati contro ruolo (la Lazzarini, tenera mamma di Moretti e Buy in Mia madre, è una potenziale terrorista, Borghi, abituato a recitare con gli occhi sgranati, interpreta un cieco).

La possibile sgradevolezza delle situazioni – c'è chi, in cambio della salvezza del figlio malato di cancro, ha il compito di uccidere una bambina, e chi deve piazzare una bomba in un locale affollato perché il marito guarisca dall'alzheimer – è ipocritamente risolta nella maniera più rassicurante, con la punizione del personaggio meno giustificabile. Anche senza fare paragoni impossibili con chi in Italia si è confrontato direttamente con Cortázar (il durissimo, apocalittico e ancora oggi quasi insostenibile Comencini di L'ingorgo), The Place, con il suo cast all star, con i suoi goffi attacchi musicali, con il suo brano in colonna sonora composto ed eseguito da Marianne Mirage, non è né l'alternativa colta e raffinata al prodotto di massa, né la dimostrazione coraggiosa che un altro cinema italiano è possibile. È puro midcult, appunto: prendere o lasciare.

The Place
Italia, 2017, 105'
Titolo originale:
The Place
Regia:
Paolo Genovese
Sceneggiatura:
Isabella Aguilar, Paolo Genovese
Fotografia:
Fabrizio Lucci
Montaggio:
Consuelo Catucci
Musica:
Maurizio Filardo
Cast:
Alba Rohrwacher, Alessandro Borghi, Marco Giallini, Rocco Papaleo, Sabrina Ferilli, Silvia D'Amico, Silvio Muccino, Valerio Mastandrea, Vinicio Marchioni, Vittoria Puccini
Produzione:
Leone Film Group, Medusa Film
Distribuzione:
Medusa Film

Cosa saresti disposto a fare per ottenere ciò che vuoi? Un misterioso uomo siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto a esaudire i più grandi desideri di otto visitatori, in cambio di compiti da svolgere.

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