INTERVISTE

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ALMA: l'arte si anima

L'arte dell'animazione come «possibilità di espressione poetica, comunicazione sociale, crescita culturale». L'animazione d'arte e d'autore, libera, audace, indipendente.

Ecco cosa unisce gli artisti che hanno deciso di fondare ALMA (Associazione libera marchigiana animatori), nata intorno a quella straordinaria fucina di talenti che è la Scuola del Libro di Urbino. A partire da Simone Massi, animatore conosciuto e celebrato in tutto il mondo (266 premi in carriera), vincitore anche di un David e autore della sigla della Mostra di Venezia (2012-2017). A cui si sono uniti Magda Guidi, tra i maggiori esponenti del cinema d'animazione contemporaneo, ed Elisa Mossa, che ha collaborato con Simone alla realizzazione de La strada dei Samouni di Stefano Savona, film premiato a Cannes nel 2018.

Sono loro i fondatori di ALMA, insieme a Stefano Franceschetti (animatore e docente a Urbino) e Sandro Pascucci (direttore del Teatro di Cagli, presidente dell'associazione). Ma a loro si sono già uniti quasi settanta autori. E l'associazione può vantare l'appoggio di intellettuali, artisti, personaggi del mondo del cinema e della cultura come Goffrefo Fofi e Roberto Catani (presidenti onorari), Alberto Barbera, Giannalberto Bendazzi, Jean-Michel Frodon, Bruno Bozzetto, Lorenzo Mattotti, il co-fondatore della Aardman Peter Lord e grandi animatori come Michel Ocelot, Aleksandr Petrov, Caroline Leaf, Koji Yamamura, Jean -François Lagonie...

Una bella scossa al mondo dell'animazione italiana, paese in cui quest'arte fatica a trovare spazio e considerazione, per non parlare di produttori (e distributori) disposti a scommettere sui nostri talenti.

Da quale esigenza nasce ALMA?  Si tratta di una necessità più pratica o più ideale? 

Stefano Franceschetti: La pratica e l’ideale sono entrambi connaturati alle tecniche del cinema d’animazione d’autore per la loro reciproca determinazione. Forse la parola chiave è necessità: mai come ora, in questo tempo di isolamenti individuali, abbiamo sentito l’urgenza di dare vita a un progetto collettivo capace di intensificare la presenza dell’animazione marchigiana nei circuiti internazionali e contemporaneamente attirare nel nostro territorio le maestranze estere più qualificate, con le quali siamo già in contatto. Un progetto che vede la luce adesso ma del quale si parla davvero da tanto tempo.

ALMA si lega in qualche modo all'esperienza di Animavì, il festival ideato da Simone Massi (e al suo successo inatteso)? A proposito, Simone ci può raccontare perché ha deciso di non continuare più quel percorso?

Simone Massi: Animavì è nato per promuovere e sostenere il cinema d'animazione d'autore e uno dei luoghi in cui esso si è sviluppato, l'entroterra pesarese. Dovendo usare un'immagine dico che Animavì, con umiltà e pazienza, era riuscito a diventare una corda. Nel momento in cui l'obiettivo primario è cambiato non potevo più rimanere perché farlo avrebbe significato legittimare progetti, persone e metodi in aperto contrasto con i miei princîpi. Dunque la corda è ritornata ad essere un pugno di fili e ognuno ha ripreso il proprio. Il mio non è mai servito per reggere maschere o cucire compromessi, racconta invece in maniera inequivocabile - talvolta perfino spietata - chi sono e dove vado. E in tutto questo, ALMA mi pare essere la conseguenza logica, quasi scontata: nuovi compagni di viaggio con cui intrecciare i fili, fra questi il mio maestro (Stefano Franceschetti, n.d.r.), colleghe e persone stimate che come me continuano ad avere a cuore l'animazione, l'arte, la poesia e il territorio.

Si può parlare di "scuola marchigiana" dell'animazione? E in che modo si caratterizza?

Magda Guidi: La “scuola marchigiana” ha un legame indissolubile con la Scuola del Libro di Urbino. Ogni autore ha ovviamente il suo stile, una tecnica che predilige, una sua poetica. Però è come se, attingendo dalla stessa fonte, nutrendosi delle stesse cose, osservando gli stessi paesaggi alla finestra, fosse nato questo sentire comune, questo sentirsi parte di qualcosa, e insieme fosse nato il desiderio di difenderlo e portarlo avanti raccogliendo una sorta di eredità. Solitamente ogni film animato è pensato, disegnato, e colorato da un solo autore, partendo da zero. Le tecniche, nella maggior parte dei casi, sono quelle dell’animazione tradizionale: carta, matita, pennelli, pastelli, carboncini… tutto quello che si può tenere in mano, con cui ci si può sporcare. Ogni autore è quindi prima di tutto un artigiano. Le storie raccontate spesso seguono una logica poetica, piuttosto che narrativa. Parlano di memoria, di quello che siamo, da dove proveniamo. Parlano di mistero, del tentativo di decifrare la realtà, scomponendola, e di cogliere l’invisibile, l’indecifrabile.

Quali sono le cose che uniscono i fondatori di ALMA? E quali le caratteristiche che devono avere gli animatori per unirsi a questa realtà?

Magda Guidi: Ad unirci sono l’amore e la passione per il cinema, il cinema d’animazione, il nostro territorio, le nostre radici. Fra noi ci sono persone che stanno dedicando la loro vita intera all’arte, alla poesia, insegnandola, creandola, portandola nelle città, sostenendola in ogni modo, battendosi e lavorando per difenderne il valore assoluto. Siamo nati da pochissimo, e possiamo solo crescere. Fin qui gli autori sono stati invitati dal consiglio direttivo. Abbiamo cercato tutti quegli autori che secondo noi, ognuno a suo modo, aderiscono a questo sentire comune, a quella poetica di cui abbiamo parlato tante volte.

Aiutateci a capire quali sono le caratteristiche che distinguono il vostro modo di intendere l'animazione rispetto a quello corrente (sia industriale-commerciale che indipendente), conosciuto dal grande pubblico. Si tratta di stile o tecnica, di modalità di produzione e distribuzione, magari anche di temi e valori?

Stefano Franceschetti: La comune formazione degli artisti associati ALMA, alla sezione cinema d'animazione della Scuola del Libro di Urbino, ha definito le rispettive ricerche artistiche in una chiave fortemente personale e introspettiva, dove l’intimo e l’universale si incontrano, come nelle fotografie di Giacomelli e nella poesia di Leopardi. I laboratori della scuola sono aperti alla sperimentazione delle tecniche e dei linguaggi audiovisivi contemporanei nella reinvenzione, e quindi nel rispetto, dei fondamenti della tradizione. Inoltre la provenienza degli studenti da varie parti d’Italia (a volte anche dall’estero) amplifica e arricchisce le prospettive e i punti di vista. Il risultato di tutto questo è solo l’inizio di una forma di resistenza all’omologazione ricorrente.

Avete dei punti di riferimento, qualcuno che vi ispira in modo particolare, non solo nell'animazione in senso stretto ma nel cinema in generale, o in ambito culturale e artistico?

Stefano Franceschetti: Tutto contribuisce alla definizione di una ricerca personale, senza gerarchie: cinema e fotografia, pittura e letteratura, musica e teatro ecc… ma anche storia e cronaca, fenomeni sociali complessi e problematiche strettamente personali.

I vostri obiettivi? Anche qui, quelli concreti e quelli ideali. L'Italia non sembra un luogo particolarmente sensibile all'animazione d'autore. Che cosa servirebbe? Quali iniziative?

Elisa Mossa: ALMA prima di tutto è stata una presa di coscienza, un riconoscersi e una volontà spontanea di unione tra individui che “parlano la stessa lingua”: poesia visiva che si esprime attraverso il segno. Fino ad oggi ogni disegnatore ha vissuto la propria realtà in modo individuale, tanti frammenti portatori di bellezza sparpagliati nel piccolo territorio marchigiano. Questa mancata coesione ha contribuito all'assenza di una voce forte in Italia sulla questione, facendo rimanere l’animazione d’autore un qualcosa di piuttosto elitario anche per una mancanza di educazione verso questo linguaggio. Altro fatto da non sottovalutare è che l’assenza di un “corpo” non ha creato interesse e supporto da parte delle istituzioni. Per noi è importante che questa sensibilizzazione avvenga in modo costante e nonostante i giorni particolari che stiamo vivendo ci stiamo impegnando proprio a fare questo. Stiamo creando una rete di artisti accomunati non solo dalla tecnica dell’animazione ma dalla concezione che hanno di questa. Attraverso il nostro sito e i nostri canali social cerchiamo di divulgare il lavoro di ogni autore e di creare una sorta di “comunità” aperta al dialogo col fuori. Ovviamente questo non basta ma è sicuramente una base fondamentale da cui partire. La risposta che abbiamo avuto da tutti i membri che in modo differente fanno parte di ALMA ci fa capire che la necessità di emergere in modo coeso è reale e concreta. Questo è un grande passo che non si era mai fatto prima.

Organizzerete anche delle rassegne o dei momenti di confronto col pubblico?

Elisa Mossa: La volontà di ALMA è proprio quella di aprirsi al mondo, creare dialoghi, momenti di condivisione e situazioni culturali. In questo momento reagiamo all'isolamento forzato pianificando bene ciò che attiveremo appena sarà di nuovo possibile incontrarci. Nel frattempo stiamo lavorando alla costruzione, a tutta quella delicata parte strutturale che c’è nei retroscena di ogni evento ben riuscito.

Quali sono i vostri prossimi lavori in programma? A quali opere state lavorando?

Sandro Pascucci: Abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio sfidando l'onda perfetta che la pandemia ha generato, paralizzando ogni iniziativa e inibendo ogni azione che non fosse conchiusa nel limite claustrofobico della domiciliazione... ALMA è la navicella che sfida lo stato virale del contagio affidandosi alla rosa dei venti di poetiche creative e fertili. Alma come "anima", prima ancora come "madre nutrice"... fertilità versus sterilità, sensibilità oltre virtualità, analogia intra digitalità... Questa la nostra carta di navigazione, che prevede approdi di riparo e approvvigionamenti creativi, programmi singolari plurali che il tragitto e la ciurma sapranno segnalare e disegnare. Già prende forma la rotta di un Premio Magistrale, non un singolo momento ma una costellazione di eventi intorno alle figure di riferimento dell'orizzonte poetico dell'animazione e del cinema. Con Pascal "scommettiamo" su un approdo da sogno per il nostro rito premiale: uno dei più grandi cineasti della scena internazionale, che verrà svelato prossimamente.

In particolare, Simone Massi ci può dire qualcosa sul suo (attesissimo) lungometraggio? Un sogno che finalmente si realizza? Sopravviverà all'emergenza che stiamo vivendo?

Simone Massi: Faccio molta fatica a parlare di cose che non hanno ancora una forma, come i sogni appunto. Quel che posso dire è che l'incubo in cui siamo precipitati confonde e mina le certezze ma non ha nessun potere sui sogni. Si va avanti, e con noi i nostri sogni. Il pilota del film è quasi terminato, mi sembra stia venendo bene. La lavorazione al lungometraggio vero e proprio invece è slittata, spero si riesca a cominciare per la fine dell'anno. Per quel che riguarda la storia ci sono dentro le solite cose: la terra, le nuvole e poi i bambini, i contadini e i partigiani. Fra chi ha accettato di darmi una mano, anche in maniera gratuita, ci sono Elisa, Magda e Stefano. Niente di nuovo, siamo quelli che siamo.