Maryam Touzani

Il caftano blu

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Come nel precedente Adam, anche il secondo film della regista marocchina Maryam Touzani è rinchiuso in pochi spazi definiti: là una panetteria nella Medina di Casablanca, qui, nel centro storico di un'altra città del Marocco, Salé, una sartoria gestita da una coppia sposata, lui, Halim, sarto, e lei, Mina, responsabile della gestione e del rapporto con le clienti. Il film è una duplice storia d’amore, un percorso che unisce la coppia protagonista a un giovane sarto apprendista, Youssef.

Le due tracce amorose, quella fra Mina e Halim e quella fra Halim e Youssef, arrivano a sfiorarsi, sovrapporsi, scambiarsi di testimone, facendo di Il caftano blu anche e soprattutto la bellissima storia di un dono: il dono che una donna malata fa al marito, omosessuale represso che ha speso la propria vita ad amare la moglie e a reprimere i desideri, senza mai dare nulla a intendere a una società dove l’omosessualità è tollerata solo se nascosta.

In un film dalla struttura cadenzata, in cui i particolari (gesti, oggetti, colori, stoffe, fili d’oro, indumenti) rimano per dare compattezza al racconto, la presenza di Youssef, giovane, bello, rispettoso, abilissimo con le dita, spezza l’equilibrio della relazione fra Mina e Halim, fondata su un affetto sincero e su una consapevolezza condivisa da entrambi. Youssef è l’amore futuro di Halim, il suo vero amore, ma la storia fra i due uomini, come mostra la splendida inquadratura finale, non appartiene al film: sta, piuttosto, in un possibile futuro magari pronto ad accettare una relazione “diversa”, senza nasconderla nei cessi dell’hammam – unico altro luogo del film, oltre alla sartoria e alla casa di Mina e Halim – dove Halim va in cerca di sesso occasionale.

Anche per questo Il caftano blu è un film chiuso, per quanto mai claustrofobico: perché l’unione fra Mina e Halim vive di un’intimità esclusiva e la sua verità non può venir conosciuta da nessuno, se non accolto egli stesso nei suoi spazi. Youssef, unico autorizzato con lo spettatore a entrare nel mondo della coppia, non rompe una relazione fortissima ma ne raccoglie il testimone. La malattia di Mina, che sceglie di non sottoporsi a ulteriori cure e lascarsi morire accudita dall’uomo che la ama ricambiato, diventa un congedo, un sacrificio necessario, un atto d’amore.

Inevitabile che anche i vestiti della sartoria (e in particolare il caftano blu che Halim confeziona con abilità sopraffina) diventino grazie alla loro leggerezza e fluidità il tramite dell’unione che finisce e di quella che inizia, senza mai diventare simboli ingombranti o insistiti. Maryam Touzani lavora pazientemente nel corpo del mondo che mette in scena, e idealmente anche nelle pieghe di quella società marocchina religiosa, conservatrice e petulante che si scorge oltre la casa e il negozio. Il suo film ha un passo lento, sensuale, quasi sonnolento, fin troppo edulcorato, senza mai per questo trapassare dal realismo all’astrazione. La bellezza quasi angelica dell’amore fra Mina e Halim (che sono gli straordinari Lubna Azabal e Saleh Bakr) è isolata da tutto, è una finestra che dà sulla via, una porta che si attraversa solo se invitati a entrare. E il segreto del loro amore è noto ai soli protagonisti, intuito naturalmente da Youssef e da nessun altro.

In Il caftano blu la rivoluzione avviene perciò nel silenzio, in solitudine, e l’amore vero, quello fatto di passione e di desiderio, di sesso e di contatto, prima di prendersi la scena si fa da parte per osservare qualcosa di meno chiaro, forse, e anche di meno giusto (è lo stesso Halim a scusarsi con Mina per non aver saputo soffocare fino in fondo i suoi istinti) accendersi per un’ultima volta, e poi morire.


 

Il caftano blu
France, Marocco, 2022, 122'
Titolo originale:
Le bleu du caftan
Regia:
Maryam Touzani
Sceneggiatura:
Maryam Touzani, Nabil Ayouch
Fotografia:
Virginie Surdej
Montaggio:
Nicolas Rumpl
Musica:
Kristian Eidnes Andersen
Cast:
Lubna Azabal, Saleh Bakri, Ayoub Missioui, Mounia Lamkimel, Abdelhamid Zoughi, Zakaria Atifi, Fatima Hilal, Mariam Lalouaz, Kholoud El Ouehabi
Produzione:
Les Films du Nouveau Monde, Ali n' Productions, Velvet Films, Snowglobe Films
Distribuzione:
Movies Inspired

Halim e Mina gestiscono un negozio di caftani tradizionali in una delle medine più antiche del Marocco. Per stare al passo con le richieste dei clienti più esigenti, assumono Youssef. Il talentuoso apprendista mostra la massima dedizione nell’imparare l’arte del ricamo e della sartoria da Halim. Lentamente Mina si rende conto di quanto il marito sia attratto dalla presenza del giovane.

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