Sangue, proiettili e ottani

Sangue, proiettili e ottani

Fino ai '70 e ritorno

 

Ohibò, un Road Movie! Quindi, questa volta ottani.

Nebraska di Payne ha tutto per connettere un film del 2013 agli anni Settanta. Lunghe strisce d'asfalto solcate da un'auto, benché non sia una Dodge Challenger ma una modesta familiare di fabbricazione giapponese presa di mira dai cugini di campagna, paesaggi sterminati che illudono su un'ipotetica liberazione dello spirito, una coppia di personaggi nell'abitacolo costretti a confrontarsi e (ri)creare un legame familiare o un equivalente funzionale di esso.

E il ricorso al bianco e nero, una scelta apparentemente molto d'antan, ma che in realtà travalica il Road Movie 70s, che di bianchi e neri ne ha visti molto pochi (a memoria il solo Paper Moon, non a caso ambientato negli anni della Grande depressione - Wenders non conta: copia di un immaginario altrui - mentre A sangue freddo di Brooks tramite Capote era una simulazione di reportage).

Nebraska ha piani concomitanti che s'intersecano. Guarda agli anni Settanta nella struttura, li trascende nell'estetica, ne riallaccia gli estremi nell'attualità.

Un movimento tra due punti condotto su uno scenario che ricorda non per caso le fotografie della Farm Security Administration e trascolora nella regressione della crisi economica presente. Un viaggio doppiamente nel passato - nella crisi della nazione, nella memoria familiare del protagonista Woody - travestito da movimento in avanti, verso un obiettivo di miglioramento, seppur illusorio.

Nebraska indica un punto di partenza alle proprie spalle, così come fa Woody in risposta alla domanda del poliziotto che lo coglie smarrito, a piedi, sulla strada, e individua la meta verso un punto generico davanti a sé, in coincidenza del luogo in cui si ricongiungerà con gli spettri incarnati dal suo paese di origine. Un percorso in avanti che sa di déjà vu, anche per un personaggio ormai intrappolato nelle spire dell'Alzheimer, che a sua volta evoca una più diffusa crisi d'identità dell'intero paese.

Certo, c'è anche il precedente illustre, visto che a tutti - chi più, chi meno - viene in mente Una storia vera di Lynch, salvo poi trovare tutte le differenze possibili e immaginabili di una vicenda esemplare che sa tanto di riassunto di una vita giunta al suo crepuscolo - riferimento non casuale e sicuramente consapevole, poiché Payne occhieggia un paio di volte (nel locale di Hawthorne e sul cappello di Mr. Westendorf) al John Deere, il marchio del tosaerba a Five Miles an Hour di Alvin Straight, ed è anche vero che possedere un John Deere nel Midwest è come avere un iPhone in una metropoli, ma tant'è.

Nebraska, pur tuttavia, non intende espiare, semmai punta all'ipotesi di riscatto, anche se alla fine si adegua, si uniforma e si adagia, concependo il riscatto come possesso e come esortazione all'ammirazione dopo gli stenti patiti dal protagonista nel passato.