Patricia Hitchcock O’Connell, 1928-2021

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Un aneddoto, circolato per qualche tempo e riportato come vero anche da una inconcludente biografia di Alfred Hitchcock, racconta come, sul set della scena del luna park di L’altro uomo - Delitto per delitto (1951), il regista inglese avrebbe fatto alla figlia Patricia quello che si suole definire uno “scherzo da prete”: ben sapendo della sua fobia per i luoghi alti, l’avrebbe fatta salire sulla ruota panoramica, per poi bloccarla e tenerla al buio e sospesa nel vuoto. La ragazza, secondo tale vulgata, ne sarebbe uscita “traumatizzata”. Ben diversa la versione di Patricia stessa. L’episodio, frutto in realtà di una specie di scommessa tra padre e figlia, non sarebbe durato più di pochi minuti, e l’unica cosa a lasciarla “traumatizzata” fu il fatto che babbo Hitch in seguito si dimenticò di darle i cento dollari di posta. Talis pater, talis filia, anche nel sense of humour.

Patricia Alma Hitchcock O’Connell ci ha lasciati, all’età di 93 anni, lunedì 9 agosto. Figlia unica di sir Alfred e di Alma Reville, era nata in Inghilterra il 7 luglio del 1928. Assidua frequentatrice dei set paterni, sviluppa fin da piccola uno spiccato interesse per la recitazione. Debutta a Broadway, nella pièce Solitaire, agli inizi del 1942, ma c’è appena stato Pearl Harbor, e il suo esordio passa in sordina; più fortuna avrà, tre anni dopo, sempre a Broadway, con Violet (scritta da Whitfield Cook, che collaborerà con Alfred e Alma alle sceneggiature di Paura in palcoscenico, 1950, e L’altro uomo).

Dietro suggerimento del padre, Patricia si iscrive alla Royal Academy of Dramatic Arts di Londra. Di lì a poco Hitchcock giunge in città per girare Paura in palcoscenico. È l’occasione per la sua prima parte sullo schermo. Pat interpreta Chubby Bannister, compagna di studi della protagonista. Ha modo di farsi notare, nonostante la relativa brevità della parte, per due cose: prima di tutto per una naturale spigliatezza, poi per aver fatto da “stunt girl” della protagonista Jane Wyman durante le riprese dell’inseguimento in auto (Pat sapeva guidare molto meglio di Jane). È pure l’occasione per ricevere alcune dritte da Marlene Dietrich, che più avanti ricorderà come Pat fosse interessata alle tecniche di recitazione piuttosto che al trucco o ai vestiti.

In effetti, la giovane Hitchcock, per il poco che ha fatto al cinema (la sua vera passione fu il teatro), si è segnalata per la sua semplicità e la sua spontaneità, sempre però al servizio di uno spiccato rigore dei mezzi recitativi. Prova ne è la sua successiva apparizione in un altro film paterno, L’altro uomo. Patricia interpreta Barbara Morton, la sorella minore della donna di cui è innamorato il protagonista. Personaggio creato ex novo per il film (non è presente nel romanzo originale di Patricia Highsmith), Barbara è una ragazza sveglia, solo all’apparenza un po’ svampita, amante dei romanzi polizieschi; come molte donne nei film di suo padre, è un’attenta osservatrice e sa prendere l’iniziativa. Non si lascia spaventare più di tanto quando Bruno, lo psicopatico omicida, la scambia per la sua vittima, e collabora attivamente alla preparazione dell’inseguimento finale.

Le nozze con Joseph E. O’Connell, nel 1952, portano uno stop alla sua carriera, ma Pat collaborerà ancora con il padre in piccoli ruoli nella serie tv Alfred Hitchcock Presenta («Ogni volta che serviva una cameriera vittoriana con l’accento inglese», ricorderà lei stessa divertita), alla redazione della rivista «The Alfred Hitchcock’s Mystery Magazine» e, in un’ultima comparsata, in Psyco (1960), dove è la collega di Marion Crane.

Custode affettuosissima e rigorosissima della memoria e dell’opera dei suoi genitori, Patricia nei decenni successivi partecipa a diverse iniziative, come il rilancio di cinque classici del padre nel 1984, l’introduzione ad alcuni volumi nonché la pubblicazione di una biografia di sua madre Alma, intitolata Alma Hitchcock: The Woman Behind the Man.

Lascia tre figlie, Katie, Mary e Tere, e diversi nipoti. Katie lavora come studio executive per la Amblin Entertainment: la tradizione di famiglia nel mondo del cinema continua.