Concorso

Avec amour et acharnement di Claire Denis

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Sara (Juliette Binoche) e Jean (Vincent Lindon), dopo dieci anni di convivenza, sembrano la coppia perfetta, al mare come nel loro appartamento di Parigi. Salvo che nella vita di entrambi rientra François (Grégoire Colin), ex amico di Jean e, soprattutto ex-compagno di Sara: vedendolo di sfuggita mentre sta entrando alla radio dove lavora, e sentendone poi parlare da Jean, che ha ricominciato a fare affari con lui dopo un non precisato periodo in carcere e disoccupazione, la donna si trova ad affrontare gli strascichi di un passato che mettono in crisi il suo presente.

Avec amour et acharnement: con amore e ostinazione (o accanimento), è la traduzione letterale del titolo del nuovo film di Claire Denis, e vorremmo poterlo difendere con ostinazione e stima incondizionata. Both Sides of the Blade è il titolo internazionale: bisognerà quasi ammettere che funzioni di più quest’ultimo, ma per il motivo sbagliato, per l’impressione che si tratti di un film che funziona solo a metà, che depista costantemente lo spettatore, lasciandolo disorientato, nel voler indicare i due lati della lama che pende sulla quotidianità di Sara, o meglio, che sta tra le sue stesse mani.

Saranno le espressioni spesso indecifrabili, dietro la mascherina chirurgica (perché, sì, è un film che raccoglie la sfida di mettere in scena la pandemia) che però non sembrano mai essere davvero eigmatiche in maniera funzionale; sarà la colonna sonora dei fedelissimi Tindersticks che sembra costantemente spingere verso una dimensione noir che a dispetto di tutti i presupposti non si presenta all’appello; saranno soprattutto le troppe carte tenute in mano fino alla fine a rendere sostanzialmente inerte il potenziale melodrammatico: perché Jean è stato in carcere? perché la sua prima moglie è tornata in Martinica lasciandogli in carico il figlio Marcus, di fatto cresciuto a Vitry dalla nonna (Bulle Ogier)? E perché di questa Vitry tranquilla e piccolo-borghese vediamo solo l’ingresso di una casa e il tinello della stessa con una poltroncina Mondriaan? E perché gli ospiti radiofonici di Sara sono tutti invitati a parlare di temi post-coloniali, se lei nemmeno riesce ad avere un’interazione con lo stesso Marcus?

Ci si appiglia ai dettagli, ai tasselli lasciati a margine del corpo centrale della narrazione, dominata dai turbamenti di Sara, una Juliette Binoche che bisogna ammettere non essere sempre all’altezza di un ruolo che vorrebbe fondarsi sull’ambigua incapacità di decidere tra un amore tenero e compassionevole e il riaffiorare di un desiderio che troppo presto chiamiamo con lo stesso nome. A margine rimane sostanzialmente anche François, penalizzato anche dal fatto che Grégoire Colin sembra avere perso per strada il magnetismo che aveva all’epoca di Beau travail, e gli resti poco altro, soprattutto, se il contendente è Vincent Lindon che sembra più che mai essere il corpo e la voce maschile del cinema francese contemporaneo.

Il sospetto è che il difetto di Avec amour et acharnement risieda nella scrittura, a quattro mani, con la romanziera Christine Angot, che aveva già collaborato con la Denis nella deriva di L’amore secondo Isabelle. E infatti, nei momenti migliori del film, le immagini lasciano emergere con prepotenza quello che le parole non dicono: l’impressione è che, come sempre, più che mai, Claire Denis tenda e riesca a catturare il momento fisico, dell’incontro tra i corpi, in una maniera unica, estremamente personale, sotto il sole abbacinante e benefico del Mediterraneo così come nella penombra di un appartamento parigino indagata sforzando all’estremo l’apertura del diaframma; anche quando la voce di Sara/Binoche, trascinata nell’amplesso col compagno Jean, invoca in un orgasmo parossistico un “mon amour che forse non è nemmeno con lei, in quel momento, in quel letto.