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Piero Umiliani (Firenze, 1926 - Roma, 2001) si avvicina al jazz ascoltando clandestinamente Ellington alla Radio Svizzera. Del Duca ammira in particolare Mood Indigo, che considera il più bel tema musicale mai composto. Questa passione, coltivata anche attraverso l'esempio di Pippo Barzizza e la sua orchestra così swing nonostante i limiti imposti dall'EIAR, oltre che, finalmente, i V-disc portati in Italia dai soldati americani, lo porta dapprima a mettere insieme il Quintetto Stella, poi, per darsi basi più solide, ad iscriversi al conservatorio Cherubini, diplomandosi in contrappunto e fuga. In seguito si trasferisce a Roma, dove si mette in contatto con i migliori jazzisti italiani come Basso, Valdambrini e Cuppini, e fonda un proprio Ottetto. L'incontro con il cinema arriva nel 1958, quando Armando Trovajoli lo consiglia a Mario Monicelli per la colonna sonora di I soliti ignoti, film che segna una svolta nella commedia italiana per tanti motivi, da Gassman in un ruolo comico alla presenza di un elemento tragico come la morte del ladro interpretato da Memmo Carotenuto. Anche lo score del musicista fiorentino, pur improntato alla convenzione che vuole la musica afro-americana consustanziale alle atmosfere cupamente notturne in cui agisce la malavita, vi si distacca con "un commento moderno e spregiudicato...tutto di interventi solari e divertiti, si può dire basato, appunto, su un tipo di jazz all'italiana” (Comuzio). Dopo il sequel del 1959, firmato da Nanni Loy, Umiliani collabora ad altre pellicole di livello come Smog (1962) di Franco Rossi, A cavallo della tigre (1961) di Luigi Comencini e Una bella grinta (1965) di Giuliano Montaldo, lavorando con solisti del calibro di Chet Baker, Helen Merril e, più tardi, Gato Barbieri. In questo felice periodo, insieme a Fiorenzo Carpi, cura anche le musiche del Mattatore, la fortunata e innovativa trasmissione tv di Gassman, e mette in musica il testo di PasoliniIl valzer della toppa, che sarà cantato da Laura Betti e Gabriella Ferri.

Dalla seconda metà degli anni Sessanta la committenza abituale sembra abbandonare Umiliani, che conosce per necessità un brusco cambio di registro: dal punto di vista musicale, dei registi di riferimento, di generi che trascorrono dall'erotico-esotico al poliziottesco. In questo ambito ottiene tuttavia il successo internazionale con Mah-nà Mah-nà, brano inserito in Svezia inferno e paradiso (1968) di Scattini e successivamente diventato uno hit grazie ai Muppets e Benny Hill tra gli altri.

Il tocco di Piero di Massimo Martella, fuori concorso nella sezione “Ritratti e paesaggi”, ricostruisce con efficacia e un affetto che non sconfina mai nella santificazione questa importante e alla fine poco conosciuta figura del nostro panorama artistico e mediatico, con filmati di repertorio e testimonianze di familiari, addetti ai lavori e colleghi. Tra questi spicca Enrico Pieranunzi, che di Umiliani fu arrangiatore, il quale, accompagnato da musicisti giovani e bravissimi, ne rilegge da pianista jazz consumato i più importanti tunes, mentre racconta in maniera brillante e commossa dell'amico di un tempo