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L'incontro di due “emarginati” e soli, all'interno di un contesto ormai comune a tutte le società occidentali. Some Birds è l'opera prima dell'ungherese Daniel Hever (viene dal documentario) ed è presentata in Italia in concorso al Bergamo Film Meeting.

Bela è un vecchio ex operaio che, dopo un malore nella casa in cui vive, viene portato dal figlio (che si è trasferito con la famiglia a Berlino ed è impossibilitato per questo a occuparsi pienamente di lui) in una casa di cura, peraltro simile se non uguale a tanti analoghi istituti europei. Testardo e rognoso, rifiuta di accettare la sua situazione e si mette in testa di tornarsene nel suo appartamento, a tutti i costi. Troverà un'imprevedibile alleata nella 17enne Zoe, esacerbata da una situazione familiare infelice (la madre, evidentemente immatura, ha una relazione con un tipo più giovane e poco simpatico ed è un ulteriore elemento di disagio) e obbligata da un tribunale a un periodo di servizi utili, proprio nella stessa casa di cura in cui “scalpita” Bela.

L'aspetto più interessante di questa commedia drammatica realistica è, più che il rapporto tra i due peraltro alchemicamente ben risolto, grazie anche alla sensibilità e comunicativa degli interpreti, Làszlò Szacsvay e Lilla Kizlinger (quest'ultima vincitrice di un Orso d'Argento per la recitazione con Forest – I See You Everywhere nel 2021), la descrizione della vita all'interno dell'ospizio (chiamiamolo così, via) e dei suoi ospiti.

Some Birds evita di calcare la mano infatti sull'evidente situazione di disagio e di coercizione (sia pure con tutte le buone intenzioni) degli anziani “residenti”, sottolineando piuttosto con humour il deprimente quadro generale che arriva a generare situazioni anche assurde: gli incaponimenti di un sempre più amareggiato Bela (“Ognuno vuole il meglio per me”) nella sua battaglia quotidiana, compreso uno sciopero della doccia e che lo porteranno a protestare vanamente sin quasi dal sindaco, gli intrattenimenti ilarmente inadeguati, una recita infantile che li vede adoperarsi peraltro divertendosi (La regina zebra con i settuagenari e oltre travestiti da zebre e gazzelle!). Insomma, difficile non immedesimarsi e non provare empatia in una storia che ha avuto il sostegno del National Film Institute magiaro, girata in 25 giorni a Budapest, tranne una parentesi semifinale sul lago Balaton, con l'istituto “recuperato” nella frazione di Csilleberc, e che ha riscosso plauso e simpatia all'interno di quasi tutta la critica nazionale.

Daniel Hever, dopo i “cimenti” nel breve di Children of Love, 2014 e The Black Dog, 2015, mostra di avere anche delle buone qualità nei tempi più lunghi del lungometraggio. Some Birds (in originale Valami madarak) non perde mai la bussola della direzione in cui vuole portare il pubblico e di suo aggiunge anche un personale gusto di composizione e inquadratura, come una (rimarcata) predilezione per i “rettangoli” illuminati in cui far agire i protagonisti (in particolare Bela) all'interno di una inquadratura generale di ombra/buio, a sottolineare una situazione esistenziale melanconica, anche se mai accettata con passività.