Concorso Internazionale

Sermon to the Fish di Hilal Baydarov

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Contrariamente a quanto accadde a Rimini nel Tredicesimo secolo a Sant’Antonio da Padova col suo sermone ai pesci, in questo nono film del regista azero Hilal Baydarov il sermone è diretto solo esclusivamente allo spettatore del suo film. Infatti non vi sono né i pesci né gli eretici a cui si rivolgeva il Santo di Padova, solo un mondo disabitato quasi post atomico. Il film racconta del ritorno a casa del soldato Davud, il quale dopo una guerra estenuante spera di ritrovare i suoi affetti e la sua vita tranquilla precedente. Purtroppo ora la situazione è ben diversa e nel suo paese quasi tutti sono morti a causa di una malattia misteriosa. Anche i suoi amati genitori. Restano in vita solo sua sorella e un cane, ma anche lei si sta spegnendo dopo essere riuscita con grande fatica a seppellire i genitori. Davud torna vincitore da una guerra che gli ha lasciato segni pesanti nell’anima ma della cui vittoria non può gioire. Quando annuncia alla sorella il felice esito, lei gli risponde che tutti quelli che lui conosceva sono morti, e quindi è una vittoria di Pirro che non condividerà con nessuno. Può solo osservare impotente il disintegramento del suo paese natale e il decadimento lento e inesorabile della salute di sua sorella.

Interpretato da Orkhan Iskandarli, attore feticcio del regista, Davud si trasforma sempre più nell’ultimo testimone di un mondo che sta scomparendo. Una fine che in qualche modo sembra la metafora della distruzione dell’ambiente che ci circonda, un finale che la nostra società sembra aver scelto per la sua storia. Nonostante i numerosi segnali che continuamente il pianeta ci manda, il livello di inquinamento ormai è a un punto di non ritorno e anche la scelta del regista, nonché direttore della fotografia, di girare il film con un forte livello di desaturazione del colore, sembra sottolineare questo aspetto di un mondo che sta affrontando la sua Apocalisse. Lo stile è asciutto, ridotto all’osso con uno sguardo che sembra più incline al documentario che alla finzione e che lascia nello spettatore domande le cui risposte possono non piacere…