Concorso Internazionale

Tengo sueños eléctricos di Valentina Maurel

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Questo film, opera prima della regista costaricense Valentina Maurel, è un diario intenso e a tratti commovente che racconta l’ingresso nell’età adulta di un’adolescente. Lei è Eva, una sedicenne che subisce con la sorellina Sol il doloroso e complicato divorzio dei genitori. I violenti scoppi di rabbia di suo padre Martin destabilizzano tutto il nucleo familiare, tanto che la sorellina Sol per la paura spesso si fa la pipì addosso anche di notte. Coraggiosamente la madre Anca decide di interrompere quel rapporto ormai logoro e malato e di iniziare una nuova vita con le sue figlie. Eva però non accetta questa decisione che evidentemente percepisce come una sconfitta per la sua famiglia. Ma soprattutto lei nutre un profondo amore per suo padre. Inizia così un doloroso confronto con la madre che sente erroneamente come la causa della deflagrazione familiare. Eva desidera andare a vivere con suo padre e spera che l’uomo prenda in affitto un appartamento che preveda uno spazio anche per lei. Quando però la ragazza comprende che lui non ha alcuna intenzione di fare questo ed anzi si sbarazza del suo amatissimo gatto nero, questa volta è la rabbia di Eva che esplode portando ad un finale doloroso che però sembra conservare un piccolo spiraglio d’amore.

Supportato dalla straordinaria fisicità della giovane Daniela Marin Navarro, il film descrive con grande partecipazione i dolori e le difficoltà di un’adolescente che sta entrando nell’età adulta. Già il suo nome, Eva, quello della prima donna, mette in risalto il conflitto con la madre alla quale, come una moderna Elettra, lei vorrebbe sostituirsi. Il problema è che suo padre non è assolutamente in grado di prendersi cura di alcuno, tantomeno di sua figlia. Nel tentativo di trascinare fuori dal buco nero dell’autodistruzione la figura paterna, Eva è costretta, suo malgrado, a esperire velocemente il suo ingresso nel mondo degli adulti, comprese le prime devastanti esperienze sessuali con un amico del padre. La regia si prende cura dei personaggi e la Maurel li segue nelle loro traiettorie senza giudicarli delle loro debolezze. La storia di questa famiglia in qualche modo incarna anche il fallimento di una generazione, infatti Anca e Martin erano giovani con grandi velleità artistiche che la vita ha velocemente soffocato, costringendoli ad un’esistenza ai margini della società. Eva invece non ha passioni, interessi, e soprattutto nessuna ambizione se non quella di sopravvivere.