Ping Pong

Ping Pong

Una storia vera (5)

5.

Adesso sappiamo che Alvin ha il diabete, problemi agli occhi, alle anche, alle arterie, un principio di enfisema: e il rosso tagliaerba, marca Rehds, non vuole saperne di partire. Alvin lo prende a bastonate. È lì con Rose che sta pitturando di blu il tetto della casetta per gli uccelli. Rose – lo sapremo tra poco – ha un conto aperto, un dolore fisso e profondo legato alla sua casa e ai suoi "uccellini": per questo costruisce ripari per altri uccellini. Alvin guarda il cielo scuro: sta arrivando un temporale.

Il tempo che fa, il tempo meteorologico ha un posto importante nel film. Alvin e Rose guardano spesso il cielo. È il cielo il loro "spettacolo". Quando si è fatta notte, Alvin e Rose stanno seduti davanti a una finestra mentre fuori piove forte. I lampi sbiancano i loro volti. Alvin sorride, lo spettacolo gli piace. Lui e Rose adorano i temporali e i lampi. È qui, tra lampi e tuoni, che arriva la cesura nella narrazione. In un film, quando piove, è statisticamente molto probabile che arrivi una brutta notizia, che succeda qualcosa di spiacevole. Rose va a rispondere al telefono: è successo qualcosa a Lyle, il fratello di Alvin. Il volto di Alvin sembra rigato dalla pioggia: quando Rose dice al padre dell'infarto di Lyle, sulla parola stroke un lampo scoppia in faccia ad Alvin che resta immobile. E Lynch inquadra da fuori, un po' dall'alto, la casa di Alvin e di Rose: è blu sotto i lampi, è come una casettina per gli uccelli.

Esterno giorno. Alvin ha rimesso in moto il tagliaerba rosso. Rose sta telefonando mentre lui passa seduto sul tagliaerba oltre le finestre di casa. Rose dice al telefono che Alvin non ha fatto nessun commento sul fratello, sono tutti e due testardi, quello che è successo tra loro (cos'è successo tra loro?) è accaduto anni prima, il 7 luglio del 1988, lei se lo ricorda bene. Alvin ripassa con il Rehds, si ferma nella cornice della finestra, si accende il sigaro. E andiamo in un altro mondo.

In lenta dissolvenza appare un innaffiatore, con il piccolo getto d'acqua sul prato. È sera. L'inquadratura è vuota. Solo il prato, l'innaffiatore e il dolce e malinconico motivo musicale. Momento lynchiano, indecidibile: da destra entra, sul prato, lentamente, un pallone bianco. Rose appoggiata alla finestra guarda fuori. Guarda nel vuoto. Guarda dentro di sé? Siamo a 15 minuti dall'inizio. Il tempo e la storia hanno un sussulto interiore. Rose guarda versa la sua destra, ancora più a destra. Chissà quante volte l'ha fatto di guardare da quella parte: si aspetta che arrivi qualcuno. E dalla destra entra nell'inquadratura un bambino, viene a prendersi la sua palla e se ne va. Rose è tutta presa dal suo ricordo: arriva Alvin, silhouette nel buio, e dice una di quelle frasi che segnano profondamente il film, che dicono una cosa e ne suggeriscono altre. Dice che vuole rimettersi on the road, deve andare da Lyle.

Ecco, qui il film trova la sua svolta, la prima di tante altre: Alvin deve rimettersi in viaggio e l'espressione è doppia. Deve viaggiare verso il fratello, ma deve anche go back on the road, deve ritornare sulla sua strada, deve rifare la strada della sua vita, deve ritrovarla. Andando verso Lyle, Alvin vuole ritrovare se stesso, vuole rifare il viaggio della sua esistenza: e il film sdoppia il suo percorso. C'è un obiettivo che è quello di andare a trovare un fratello (e riconciliarsi con lui) e c'è un secondo obiettivo, altrettanto fondamentale, quello di ripercorrere la propria vita. Un viaggio in avanti e un viaggio all'indietro. Alvin è vecchio e malato, ma adesso ha da fare un sacco di cose e due viaggi.

(leggete qui le puntate precedenti)