Sembra un hápax legómenon, all'interno di un film dalle cadenze lineari, dai volti dolenti e dai limiti invalicabili. E forse lo stesso Loving può rappresentare un'eccezione nella seppur ancora esigua filmografia di Jeff Nichols. Ma, all'improvviso, quelle stesse cadenze meste e lineari, correlativo di una quotidianità segnata da vincoli storici e sociali da accettare nella soffocante totalità del silenzio, hanno un guizzo inaspettato. Ed è un guizzo della messa in scena, non una rivalsa (impossibile) dell'individuo di fronte al divieto di poter essere emotivamente uomo.
Due serie parallele, strettamente congiunte. Due bambini corrono in un vicolo al cui fondo una macchina attraversa la strada: sono Sidney e Donald, i figli di Richard Loving, il quale, nell'altra serie, guarda verso l'alto, impegnato nel suo lavoro di operaio edile. Le due serie si segnalano per la perpendicolarità delle geometrie sollecitate: orizzontalità (dei bambini), verticalità (del genitore). I bambini corrono verso una partita di baseball, in uno spazio arrangiato tra le altre abitazioni. Il padre inizia una salita su una scala verso il punto più alto di una casa che sta contribuendo a costruire. La rilassatezza del gioco contro il dettaglio delle mani guantate dell'uomo impegnate nella salita sulla scaletta di collegamento tra un'impalcatura e l'altra. Sul suo capo si vede incombere improvvisamente un carico pendente: una piattaforma su cui sono collocati alcuni secchi. È instabile, dal basso un altro operaio si sforza di tenerla sotto controllo, mulinando la lingua per agevolare il tentativo mentre tiene stretta tra le mani una corda. È solo un attimo, ma la rapida successione di verticalità, piattaforma sovrastante e operaio teso nello sforzo fa in modo che un'inaspettata minaccia si percepisca distintamente. Altra serie, di seguito: il lanciatore tira una palla che Sidney, il figlio maggiore di Richard Loving, colpisce con la sua mazza. La palla schizza in mezzo all'improvvisata piazzola; Donald, il minore dei Loving, quasi per impulso, si alza di scatto e corre dietro alla palla battuta dal fratello. La puleggia della carrucola che sostiene la piattaforma ruota con furia, all'operaio che teneva faticosamente la corda, la corda scappa di mano. La riprende immediatamente, ma una valigetta collocata sulla piattaforma cade. Sfiora Richard, che riesce a spostarsi sull'instabile scaletta appena in tempo per vedere schiantarsi al suolo la minaccia. Donald raccoglie la palla da terra, si alza e corre: attraversa la strada mentre sopraggiunge una macchina. Il fratello urla il suo nome.
Taglio. Gambe che corrono, Sidney torna a casa per avvisare la madre.
Sfruttando le geometrie e gli accenni anticipatori, un semplice montaggio alternato conduce su una falsa pista e concretizza le ipotesi di un dramma laddove sussistono meno possibilità che accada. Il gioco e il lavoro, l'orizzontalità e la verticalità, la battuta ben piazzata e la perdita del controllo. Un confronto diretto condotto senza soluzione di continuità fino all'incidente finale: lo scopo spettacolare è portare fuori strada lo spettatore per colpirlo in pieno volto nel breve istante in cui le sue difese si allentano; quello latente è tutto nella minaccia che colpisce, subdola, la componente più indifesa di un nucleo familiare intimamente connesso. Nel ritmo blando di una quotidianità sofferente si ha un innalzamento repentino della tensione che rende, una volta di più, una famiglia dolente e legalmente vessata un bersaglio del destino. È l'eccezione mélo che rende palese lo squilibrio etico di un intero paese, in cui la famiglia Loving è inerme di fronte alle minacce di un mondo capace di colpire anche la banalità di ogni singolo giorno.