Tutti abbiamo visto una marea di duelli nel cinema western.
Se uno poi ha più di quarant'anni e ha avuto un'infanzia di quelle che si avevano più di quarant'anni fa, di duelli ne ha visti ancora di più. Su questa stessa rivista, un paio di anni fa, abbiamo fatto anche uno speciale in tre puntate (qua, qua e qua) sui migliori duelli della storia del western e le proposte di ogni collaboratore sono state varie e più che articolate. Inoltre, uno trascorre una buona fetta della vita a dire che il western è morto (e lo è, che nessuno s'illuda), chiude per lo stesso motivo una rubrica su queste pagine (Sangue, proiettili e ottani, defunta il 22 settembre 2015) e poi, un giorno, gli capita di vedere il ciarliero personaggio di Buster Scruggs, cowboy canterino che si rifà a tutta una tradizione che include anche un John Wayne (doppiato) nelle pellicole di inizio anni Trenta, trovarsi a sfidare a duello, pur essendo disarmato, un uomo che gli punta una pistola addosso e che ha tutta l'intenzione di sparare.
Di salvataggi ne abbiamo visti di tutti i tipi. Spesso arrivava John Wayne, certo non più canterino, altrimenti gli avrebbero riso in faccia, come in Un dollaro d'onore o in L'uomo che uccise Liberty Valance, mentre in altre occasioni un escamotage avrebbe salvato l'eroe, in un modo o nell'altro.
I Coen, lo sappiamo bene, il cinema che fu lo conoscono come le loro tasche e lo rielaborano partendo dalla comune referenza delle consuetudini accettate e previste da tutti gli spettatori. Allora come oggi. Ricorrono al cliché e lo ribaltano. Sempre, anche in La ballata di Buster Scruggs e non solo nella breve scena a cui mi sto riferendo. Buster Scruggs, aspetto puntuto di Tim Blake Nelson, parla, sin dall'inizio del film. Narra, spiega, argomenta, canta, in un logocentrismo che è il vero protagonista di questa prima parte dell'episodio che lo riguarda. Dopo aver fatto una strage in una locanda fatiscente lungo la strada, sempre argomentando, sempre con il sorriso sulla bocca un attimo prima di scatenare l'inferno, entra in un saloon pieno di gente, prende il posto di un giocatore di poker ma si rifiuta di continuare la sua mano privo com'è di carte che gli permettano di giocarsi una possibilità. Scruggs, però, all'ingresso ha dovuto consegnare tutte le armi, così come regolamento del locale impone, anche, per colmo di onestà, le due derringer che aveva alle caviglie, per cui sorprende che il suo avversario al tavolo da gioco si mostri armato di tutto punto e pronto a vomitargli in faccia il suo piombo.
Come in ogni situazione dispari che suspense imponga e malgrado la forbita parola di Scruggs catalizzi l'attenzione del suo contendente e del pubblico, il piano che li mostra di fronte, uno contro l'altro, con in mezzo un tavolo del saloon a dividerli, come visto centinaia di altre volte in altri saloon, gli concede veramente poche speranze di sopravvivere.
La domanda che si affaccia, per cui, è: cosa deve succedere affinché il buon Buster Scruggs si salvi da morte certa, tenuto conto che questa domanda, dieci minuti dopo, sarà completamente ribaltata dai Coen, sempre alla ricerca del capovolgimento del cliché?
Succede questo, improvvisamente:
E sì, il western continua a essere morto, però un piccolo sussulto galvanico mi ha allietato una serata.