A scavalco dell'anno nuovo con Lillian e Dorothy (IV)
La parola a Lillian Gish: «Per La Bohème avevo il diritto di scegliere il regista. Non sapendo a chi rivolgermi, mi feci proiettare spezzoni di film in lavorazione: dinnanzi a un rullo di The Big Parade, scelsi di lavorare con quella troupe prima ancora di sapere chi ne fosse il regista. La MGM non credeva in questo film: io pregai Vidor di non cedere il 20% sugli incassi che gli spettava per contratto. Lui invece volle farlo, e restò così povero, nonostante il successo, sorprendente per quelli della MGM. Conosce il suo libro A Tree Is a Tree Is a Tree? Fa emergere nel modo più pieno la singolare personalità di Vidor. Pensi che ha appena terminato un film "privato", di mezz'ora, girato da lui stesso in collaborazione con la moglie per le musiche. Un film... metafisico: impossibile spiegarlo con parole a chi non l'abbia visto. Racchiude il mondo degli animali, delle cose e degli uomini... Non sarà Teilhard de Chardin, ma è la sua idea della metafisica».
L'ultimo giorno del '46 esce Duello al sole, regista prevalente King Vidor.
Ricco o povero, antesignano o meno del Malick più recente, quel che è certo è che Vidor stesso, al di là del confuso tourbillon decisionale attorno a Selznick e al film, si sarebbe ricordato di Lillian Gish a vent'anni esatti dalla mitizzata performance nel passato capolavoro del muto, assegnandole - magnificamente ricompensato dall'interessata - il bellissimo ruolo della madre di Peck e Cotten. E non sarebbe rimasta l'unica occasione analoga. Almeno altre due formidabili figure di mature madri matriarcali sarebbero state immortalate dalla maggiore (in tutti i sensi) delle Gish: nel '55 con Laughton ne La morte corre sul fiume e nel '60 con Huston ne Gli inesorabili.