Condannato dal gossip (con qualche conseguenza giudiziaria) a essere noto per una storia con una giovanissima Brigitte Bardot, condannato dall'Auditel a essere ritenuto il regista più visto della vecchia Rai-tv, condannato dalla critica più severa all'oblio come autore di film.
Ci riferiamo al livornese Alfredo Angeli, nato in questa data e scomparso il 25 novembre 2005, all'età di 78 anni, precisando che sul primo punto non abbiamo altri punti di riferimento se non la reticente autobiografia dell'attrice (Mi chiamano B.B., Bompiani, 1999), ma abbiamo qualcosa da dire sugli altri due.
Angeli è stato infatti l'inventore con Luciano Emmer della formula di Carosello e realizzatore, lui comunista convinto, di migliaia di “réclame” capitalistiche (Lux, Olio Sasso, Camay, China Martini, Colgate), oltre che pronubo nel settore di altri registi (a cominciare dai Taviani, i più prolifici, per proseguire con Ermanno Olmi, Giuliano Montaldo, Gillo Pontecorvo, Nanni Loy, Francesco Maselli, tutti o quasi comunisti, a dar retta a chi sostiene l'egemonia cultural-pubblicitaria della sinistra...). Tanto per non smentirsi, gli si deve un libro autobiografico, Rosso Malpelo schizza veleno (Fazi) con prefazione di Walter Veltroni. Ma non vanno dimenticati i suoi spot contro mafia, razzismo e corruzione.
Le cose vanno un po' meno bene per i suoi lungometraggi (La notte pazza del conigliaccio, 1967; Languidi baci, perfide carezze, 1976; Con rabbia e con amore, 1997), soltanto tre nell'arco di trent'anni, eppure sarebbero tutti almeno da riconsiderare.
La “notte pazza” è quella di un uomo comune che, durante le vacanze della famiglia, accoglie in casa una disponibile sconosciuta, ma il misterioso suicidio di costei lo trascina in una serie di disavventure tragicomiche, come ben sta a chi appunto è un “conigliaccio”.
I “languidi baci” sono quelli che una damazza romana elargisce a un ladruncolo evaso a sua insaputa e accolto nella propria casa, almeno sino a quando lei non cerca di eliminarlo con “perfide carezze”. Bell'esempio di humor nigro alla Azcona, con tratti anticapitalistici e anticlericali.
“Con rabbia e con amore” è quanto mette in campo uno studente che cerca di far tornare alla vita, anche rinunciando alla propria, una ragazza da poco casualmente conosciuta e caduta in coma in seguito a una sparatoria per strada. Ed è una serie di considerazioni su come le circostanze possano modificare due esistenze e intrecciarle fra loro, come fra quelle di coloro che sono loro vicini. Da meditare.