Con un servizio di Michele Bovi sul Tg2 Dossier («Il videoclip è made in Italy») si celebrano i fasti del cinebox, ovvero del juke-box con immagini (altrimenti detto fonografo visivo) costruito dalla Ottico Meccanica di Roma e presentato ufficialmente dall'ideatore Piero Granelli nell'agosto del 1958.
Nel 1961 circa 500 apparecchi, prodotti dalla Sif (Società Internazionale Fonovisione) di Cologno Monzese, vengono collocati in altrettanti bar della penisola. Consentono, tramite introduzione di un gettone (costo 100 lire a pezzo) e una pulsantiera, non solo di ascoltare una canzone di successo, come nei normali juke-box, ma anche di vederla su una sorta di monitor, grazie ai filmati (circa 150) girati tra il 1959 e il 1964 dal noto regista televisivo Enzo Trapani negli studi di Cinelandia (e per gli esterni da Tullio Piacentini).
Tra i primi artisti prestatisi alla bisogna Nilla Pizzi, Marino Barreto jr., Renato Carosone, Peppino di Capri. Nonostante le rosee previsioni (4000 cinebox da installare in due anni) l'iniziativa, che esercita fascino su molti appassionati, non attecchisce abbastanza e si esaurisce rapidamente, anche perché il repertorio non viene più aggiornato, il costo dell'apparecchio è elevato, complessa la manutenzione.
Sino ai primi anni '90 ne sopravvive un sempre più esausto esemplare presso la mitica osteria Moscatelli di corso Garibaldi a Milano, che si spegne soltanto con il suo altrettanto mitico proprietario. Ancora ci si interroga se funzionasse più da richiamo il suo omonimo moscato o la diabolica invenzione.