Boom dei Beatles alla tv Usa.
Per la prima volta sul suolo statunitense (da due giorni), accolti già all'aeroporto Kennedy da superfolle urlanti e festanti, i quattro ragazzi di Liverpool sono ospiti dell'Ed Sullivan Show, che polarizza davanti ai teleschermi qualcosa come 73 milioni di spettatori (la settimana successiva, il loro primo vinile 45 giri, pur in un clima generale nettamente più tiepido, avrebbe scalato la prima posizione della “Hit Parade” anche da noi).
Nell'insieme, tra il '64 e il '69, la presenza diretta o indiretta sugli schermi dell'irraggiunto quartetto avrebbe finito col risultare relativamente modesta: due volte con Richard Lester; il loro Magic Mistery Tour; l'apparizione conclusiva nel capolavoro di animazione di George Dunning; l'inconsapevole canto del cigno firmato da Lindsay-Hogg.
Ma non era questo il punto. “Quelli del cinema” non lo sapevano ancora con chiarezza, ma il loro medium stava per cedere, principalmente per “colpa loro”, lo scettro della popolarità di massa mondiale e del monopolio del tempo libero, irreversibilmente, alla “musica”.