Nel recente cinema americano (serie televisive comprese) il termine forse più usato è fuck, che i nostrani traduttori si sbizzarriscono a tradurre come cazzo o vaffanculo o magari fottiti.
E pensare che poco più di quarant'anni fa, precisamente nel 1972, George Carlin ebbe i suoi guai con il monologo televisivo Seven Words You Can Never Say on Television e le Seven dirty words (o filthy words) erano esattamente shit, piss, fuck, cunt, cocksucker, motherfucker e tits. Con quell'exploit Carlin, nato in questo giorno, si trasformava da semplice attore comico in irriverente icona della controcultura e dell'antiestablishment, con particolari risvolti anticlericali.
Interprete di una trentina tra film e tv film, da noi purtroppo è noto solo per il poliziesco Il caso Justine (1988, di Blake Edwards, protagonista), per il fantareligioso Dogma (1999, di Kevin Smith, apparso da noi solo nel 2003), per il sentimentale Jersey Girl (2004, dello stesso Smith). Conosciamo invece assai meglio, specie grazie al film Lenny (1974, di Bob Fosse) e alla straordinaria interpretazione di Dustin Hoffman, il suo maestro e predecessore, appunto Lenny Bruce, che era scomparso sei anni prima di quella fatidica data e che sicuramente avrebbe gongolato.
Era stata una vera e propria via crucis per l'autore di una celebre battuta («Se Gesù fosse stato ucciso vent'anni fa, i cattolici porterebbero al collo piccole sedie elettriche e non croci», erroneamente attribuita a Woody Allen). Arrestato una prima volta per oscenità il 4 ottobre 1961 al Jazz Workshop di San Francisco per aver usato la parola cocksucker e aver affermato che venire è un verbo e che «il suo uso in termine sessuale non ha alcun peso; se qualcuno si offende a sentirlo, egli probabilmente non può venire», venne posto sotto controllo dalla giustizia e dalla polizia: agli arresti con accusa di oscenità si aggiunsero quelli per possesso di droghe, finché il 4 novembre 1964, fu condannato a quattro mesi di lavori forzati. Praticamente bandito dalla tv (ove fece solo 6 apparizioni), lo fu anche da molte città americane (e persino da Sydney, Australia, per aver esordito nel suo show con l'espressione “What a fucking wonderful audience”). Nel 1966, all'epoca della sua morte per overdose, era sulla lista nera della maggior parte dei nightclub degli Stati Uniti dato che i loro proprietari erano stati denunciati con accuse di oscenità.
Dieci anni dopo anche l'Italia ebbe il suo piccolo scandalo allorché una mattina del 1976, nel corso della popolare trasmissione radiofonica Radio anch'io, l'autorevole Cesare Zavattini osò pronunciare con rotonda intonazione il termine "cazzo!", inaudito per microfoni ove persino la parola membro era stata sostituita, per evitare sospetti fallici, da qualche sinonimo, e invece che di pene si doveva parlare di dolori. Che paese del c****!
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