Il cinegiornale Luce n. 77 dell'8 settembre 1940 parla ancora della “Settimana cinematografica”, anche se siamo già da tre mesi in guerra, e sono in divisa tanto il ministro Pavolini che i militari portati al cinema Rossini per l'inaugurazione (e anche allora le proiezioni venivano aperte da un “Luce”...).
Ma in. 177 del '41 e 278 del '42 mostrano due allucinanti repliche identiche: alla giornata inaugurale rispettivamente della nona e decima Mostra di Venezia, ferreamente dedicate alle Forze armate alleate italo-germaniche le cui rappresentanze esauriscono la sala grande del Lido (pressoché identica a oggi), in una Venezia pavesata di svastiche a partire dal Palazzo Ducale, intervengono inesorabilmente Pavolini e Goebbels, seguiti in testa e in coda dalle immancabili presenze rappresentative del conte Volpi di Misurata per la Biennale e del duca di Genova per la Real Casa.
Nel '41 («partecipano diciassette paesi dell'Europa attiva, sana, operante»: via quindi i parassiti demoplutocratici divenuti nel frattempo anche il nemico!) accanto a Goebbels fa bella mostra di sé Luisa Ferida e nella selezione figura La corona di ferro. Nel '42 la faccenda si fa più seria: il servizio, praticamente una copia carbone più “mondana” del precedente (Goebbels «scende in un grande albergo veneziano”»), si conclude con la premiazione dei cineasti italiani meritevoli del “Premio Nazionale di Cinematografia anno XX”. Davanti a Pavolini premiante, sfilano in abito acconcio all'occasione (ma sono gli unici in borghese) «il regista Mario Camerini, l'attore Carlo Ninchi e [ahimé!] gli sceneggiatori Umberto Barbaro, Francesco Pasinetti e Luigi Chiarini». Barbaro, però, a differenza di altri, riesce almeno a ritrarsi sgattaiolando furtivo dal fatidico tavolo, senza salutare “romanamente”!