Pauline & Andrew, in memoria / Kael al «New Yorker» e Sarris alla «Village Voice» (IV).
«Thérèse Desqueyroux è quel tipo di romanzo che nel passato tanto produttori sogghignanti che esteti frignanti avrebbero concordato nel dire che non poteva essere trasposto in film. Non soltanto perché non c'è abbastanza trama, ma perché è arduo fornire un'adeguata motivazione. L'eroina si dà da fare per dimenticare il proprio tedio al punto da avvelenare il marito – ma perché? Lui si ristabilisce, ma non l'accusa. Lei soffre a lungo in una condizione di prigionia passiva, ma prima che noi spettatori possiamo giungere a concepire un'adeguata dose di odio nei confronti del marito, egli si comporta con una fantastica gentilezza. E tuttavia non c'è una riconciliazione in corso, una sintesi filosofica rassicurante. Marito e moglie resteranno reciprocamente estranei fino alla fine».
(Andrew Sarris, Therese, «The Village Voice»)