L'uscita nelle librerie di un imponente volume in due tomi – Visioni proibite. I film vietati dalla censura italiana di Roberto Curti e Alessio Di Rocco, edito da Lindau – che, sulle tracce del benemerito Italia taglia di Tatti Sanguineti (Transeuropa, 1999) e dei suoi seguiti specifici, rievoca e documenta in modo esaustivo ed esemplare fatti e misfatti dal 1947 a oggi (sì, non si crederebbe, ma proprio a oggi), ci induce a riproporre il caso di Totò che visse due volte di Ciprì e Maresco, ultimo film sequestrato dalla censura ufficiale in Italia e dissequestrato solo in appello.
2 marzo1998 - A tre giorni dall'uscita nelle sale e mentre già i relativi manifesti campeggiano sui muri cittadini, la VII commissione di censura rifiuta il visto a Totò che visse due volte. La commissione – nominata durante il governo Berlusconi e in carica ancora per poco tempo – è composta dal magistrato Domenico Nardi, dallo psichiatra della Cattolica Leonardo Ancona, dalla pedagogista Angela Santucci Galli, dalla docente di diritto Elda Turco Bulgherini, dalla regista Ornella Ciuti e dal rappresentante dell'industria cinematografica Severino Bianchi. Nella sentenza il film viene considerato «blasfemo», nonché denigratore della Sicilia e dell'Italia: insomma, una rappresentazione «vergognosa» che, attraverso scene «laide», «urta la sensibilità». Un blocco preventivo di simile portata non si verifica dal 1983 (Io con te non ci sto più di Gianni Amico, con Monica Guerritore e Victor Cavallo, colpevole di esibizione di membro maschile) e ancor più lontani sono i tempi della “condanna al rogo” di Ultimo tango a Parigi (1972).
4 marzo 1998 - In seguito all'intervento della censura, il Dipartimento dello spettacolo della Presidenza del consiglio sospende il finanziamento (1178 milioni) deciso il 22 dicembre 1997 a favore di Totò che visse due volte (in quanto «film di interesse culturale nazionale») e non ancora erogato dalla Banca nazionale del lavoro. Già dopo la proiezione del film al festival di Berlino, non mancano le polemiche su quest'ultimo aspetto. In un articolo del 22 febbraio intitolato «Vale i soldi pubblici il presepe di Totò?», Irene Bignardi, inviata di Repubblica, così esprime le proprie riserve: «Più logico pensare che questa antologia di scherzi goliardici, di masturbazioni intellettuali e fisiche, di disprezzo – travestito da trasgressione grottesca – per le donne, gli omosessuali e i poveracci sia solo un furbo malinteso alla moda». Tanto tuonò che piovve.
13 marzo 1998 - Il film viene semplicemente «vietato ai minori di 18 anni», nel mentre il Consiglio dei ministri approva un disegno di legge che elimina la messa al bando delle opere cinematografiche. Decisione storica? «Addio alla censura» o «Mai più censura» come intitolano i giornali? Intanto il ddl deve passare in Parlamento (con la prevista e annunciata opposizione delle destre, il senatore-regista Franco Zeffirelli in testa). E poi il divieto ai minori, che pesa in termini di programmazione televisiva, può continuare a essere oggetto di trattative o di mercanteggiamenti con i produttori.
2 dicembre 1999 - Il gup di Roma Antonio Trivellino, fissando l'udienza per il 7 febbraio 2000, rinvia a giudizio, per tentata truffa aggravata ai danni dello Stato e vilipendio della religione, Ciprì & Maresco, l'aiuto regista Lillo Iacolino e il produttore Duilio Rean Mazzone, autori di Totò che visse due volte (1997), film già protagonista di censura ministeriale. Questione di vilipendio a parte (ma diversi autorevoli esponenti della Chiesa non la pensano allo stesso modo), l'inchiesta sarebbe stata condotta su un rendiconto non ancora completo (di qui la sfasatura fra il costo reale di 600 milioni e la richiesta presentata di 1700 milioni) e comunque nessun rimborso è stato ancora erogato.
7 febbraio 2000 - In occasione dell'avvio del processo agli autori di Totò che visse due volte di fronte alla IV Sezione del Tribunale di Roma, pur nel totale silenzio dell'informazione Rai, dodici cineclub italiani proiettano il film come segno di solidarietà con gli imputati e raccolgono firme tra i numerosi spettatori. Queste le città interessate: Bologna (Cineteca-Lumière), Catania (Ariston), Foligno (Vittoria), Milano (San Carlo-Pandora), Modena (Truffaut), Palermo (Lubitsch), Parma (Edison), Pordenone (Cinemazero), Roma (Quattro Fontane), Torino (Due Giardini), Trieste (Teatro Miela), Udine (Cec-ferroviario). Una bella mappa e un bell'esempio di organizzazione. Il giorno stesso, però, il processo viene rinviato al 27 settembre, con grande disappunto e sconcerto dei registi.
1 ottobre 2001 - Il giudice Vittorio Pazienza del tribunale di Roma assolve, perché il fatto non sussiste, tutti gli imputati dalla duplice accusa di vilipendio alla religione e di tentata truffa nei confronti dello Stato. Si chiude in tal modo il lungo processo (oltre tre anni) intentato nei confronti dei responsabili di Totò che visse due volte, che appunto risulta l'ultimo “storico” caso di censura preventiva.
Speriamo in bene.