L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

La prima volta a Venezia

Muore a Roma, all'età di 66 anni, il critico cinematografico Nedo Ivaldi. Alla Rai, servizio programmazione film, dal 1971, a RaiDue dal 1976, fino al 1996 ha curato il palinsesto notturno del cinema in tv. I videoregistratori gli devono numerosi cicli controtendenza e molte chicche. Da non trascurare un curioso libro da lui curato, La prima volta a Venezia. Mezzo secolo di Mostra del cinema nei ricordi della critica (Studio Tesi, 1982), ove raccolse le testimonianze, spesso argute, di quanti sbarcarono al Lido appunto “per prima volta”. Ma per ricordarlo meglio ci rifacciamo alle parole che gli dedicò, sul Corriere della Sera, l'indimenticato Tullio Kezich:

«Quando muore un galantuomo che non ha vissuto in vetrina, pochi se ne accorgono. Ma in quei pochi la scomparsa di Nedo Ivaldi, uomo-cinema appassionato e competente, lascia un autentico vuoto. Il nome singolare gli veniva dall'ammirazione di suo padre per lo spadaccino olimpionico Nedo Nadi; e il nostro, dietro alla sua compostezza cisalpina, che con gli anni si era fatta sempre più austera, conservava il gusto della schermaglia e dell'affondo. Animatore di cineclub, si era trasferito con lo stesso spirito nella programmazione cinematografica della Rai. L'ultimo incarico di una lunga stagione fu la cura del palinsesto notturno dei film: e vorrei che molti telespettatori delle ore piccole sapessero di dovere al gusto sicuro e all'intrepida tenacia di Nedo (che lotte per imporre certi titoli!) alcune fra le più belle emozioni. Teneva anche sul Giornale dello Spettacolo la rubrica dei libri con informazione puntigliosa, perspicuità di giudizi e cristallina indipendenza intellettuale. Era, come avrete capito, un uomo d'altri tempi, fuori posto nel fritto misto pseudoculturale di fine secolo; ma non si rassegnava all'andazzo, protestava, polemizzava. Mi mancheranno certe sue vibranti telefonate mattutine contro questo o quell'articolo appena letto sui giornali: noi che siamo in prima linea dobbiamo molto a un certo tipo di disinteressato "consiglieri", razza in via di sparizione della quale Ivaldi è stato un battagliero prototipo».