Chi si fosse trovato nel febbraio 1962 in un elegante ristorante cittadino dove il Circolo Monzese del Cinema ospitava dopo una proiezione di Accattone Pier Paolo Pasolini non avrebbe potuto fare a meno di notare il suo accompagnatore: un ragazzotto brufoloso e ridanciano che diede a tavola il meglio di sé: «'A Pa', anvedi, c'è puro er presciutto! Quant'è bbono!», detto con occhi golosi che sorridevano.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che costui, Giovanni Davoli detto Ninetto, nativo della provincia di Catanzaro, sarebbe diventato un vero attore, al cinema come in teatro, ancor oggi, a 66 anni, sulla breccia. Apparso marginalmente in Il Vangelo secondo Matteo (1964), il suo pigmalione lo sceglie come coprotagonista, al fianco di Totò, in Uccellaci e uccellini (l966) e, successivamente, negli episodi La Terra vista dalla Luna (Le streghe, 1967) e Che cosa sono le nuvole? (Capriccio all'italiana, 1968). Comparirà poi in tutti i film del regista, sino a Il fiore delle Mille e una notte (1974).
Sarà lui, la tragica mattina del 2 novembre 1975, a riconoscere il corpo di Pasolini, e parrebbe, con questa scomparsa, che anche la sua carriera debba aver termine. Ma Ninetto, che è già apparso nel film d'esordio di Sergio Citti, Ostia (1970), trova in quest'altra creatura pasoliniana un sicuro punto di riferimento. Lo dimostrano Storie scellerate (1973), Casotto (1977), Il minestrone (1981), Sogni e bisogni (1985), I magi randagi (1996). E si fa apprezzare, via via affinando la sua interpretazione, in Requiescant (1967, Lizzani), Partner (1968, Bertolucci), L'Agnese va a morire (1976, Montaldo), Momo (1986, Schaaf), sino a rivelare, ormai sessantenne, doti drammatiche in Uno su due (2007, Eugenio Cappuccio) e in Cemento armato (2007, Marco Martani), senza dimenticare – et pour cause – il Pasolini (2014) di Abel Ferrara. Riesce in tal modo a far dimenticare le sue apparizioni, molto fisiche e gagliarde, nelle commedie sexy tipo Il maschio rampante (1972), Maria Rosa la guardona (1973), Spogliamoci così senza pudor... (1977).
Il popolare "Gigetto", protagonista dal 1972 dei caroselli per i crackers Premium Saiwa nelle vesti di un garzone di panetteria che gira in bicicletta per Roma cantando a squarciagola popolari canzoni, non cessa di stupire: in tv, tra le molte partecipazioni sino a oggi, è Calandrino nello sceneggiato Le avventure di Calandrino e Buffalmacco (1975); in teatro – ove è attivo a più riprese dal 1969 al 2012 con testi anche importanti – recita nella commedia musicale Addavenì quel giorno e quella sera (1979) insieme ad Adriana Asti e intona le canzoni in romanesco scritte da Venditti; infine nel 2008 interpreta Gerardo il Barbaro nella prima stagione di Romanzo criminale.
Il ragazzo di strada è diventato un canuto e distinto signore, senza dimenticare le origini, l'antica rabbia, le cause dei giusti e sopratutto la memoria di Pier Paolo. La sua simpatia, i suoi occhi luminosi e il suo sorriso fanno il resto.