A dicembre del 1972 gli abbonati a Linus ricevevano un prezioso omaggio che coniugava la loro cinefilia alla loro passione per i comics: nientemeno che la Battaglia del Lago ghiacciato di eisensteiniana memoria. Era il 1965 quando un certo Guido Crepax, futuro creatore di Valentina, aveva proposto alla rivista la sua Battaglia di Waterloo, un antesignano del wargame italiano che, per la bellezza della grafica usata dall'artista milanese scomparso in questo giorno del 2003, diverrà uno dei giochi di tattica militare più ricercati sia dagli amanti del settore che dai patiti del fumetto. (Il gioco “la Battaglia di Waterloo” – per che non potesse averne memoria – consisteva in quattro fogli colorati in verde e ripiegati che rappresentavano il campo di battaglia, un elenco di regole da seguire per i giocatori e, ovviamente, otto bellissime tavole a colori fronte-retro dei soldati coinvolti in quell'epico scontro: francesi da una parte e inglesi, prussiani e i loro alleati olandesi e dell'Hannover dall'altra.)
Quello del 1972 era anche un omaggio al cinema, attraverso la rievocazione dell'Aleksandr Nevskij, e non si trattava di una novità. Il cinema di Crepax, più che nel modesto e mutilato Baba Yaga (1973, di Corrado Farina) e nella non perfetta trascrizione televisiva di Valentina (1989, tredici episodi diretti da Giandomenico Curi e Gianfranco Giagni per Italia1 e interpretati da Demetra Hampton) sta infatti nell'impostazione quasi eisensteiniana delle sue tavole (una sorta di montaggio delle attrazioni, la principale delle quali era certamente la sua protagonista), con altre influenze derivate da Godard, Bergman, Resnais, Truffaut, e nel richiamo iconografico alla Louise Brooks di Lulu (1928, di Georg Wilhelm Pabst), sia pur un po' rivista dai Vergottini (e proprio alla Lulù, 2001, di Mario Martone, Crepax avrebbe collaborato per i costumi).
Nel cordoglio generale per la sua scomparsa vi fu anche uno stonato riferimento al cinema: la cinica valutazione del vignettaro Vincino: «Crepax? Un trotzkista-narcisista. Se fosse stato un regista sarebbe stato un tipo a metà strada fra Tinto Brass e Franco Zeffirelli». No, per favore no!