Nella galleria di Grauholz, un tunnel ferroviario tra le stazioni svizzere di Berna e di Olten, la Swatch (orologi) inaugura una rivoluzionaria forma di pubblicità “cinematografica”. Il noto spot «Il tempo è ciò che voi ne fate», della durata di 30 secondi, viene trasposto in 750 immagini fisse distribuite lungo le pareti della galleria. Quando i treni vi passano ad alta velocità, le immagini danno ai passeggeri l'impressione del movimento: una sorta di rovesciamento del principio fisico che regola la visione cinematografica. Un progetto analogo è in fase di attuazione in una nuova linea della metropolitana londinese, su brevetto americano.
Il tutto pare l'attuazione di un ardito progetto (il Cinémétrographe, ideato nel 1993 e brevettato in Italia nel 1995) del critico cinematografico bergamasco Corrado Terzi (colonna dell'Avanti!, edizione milanese, e già direttore di Abc), scomparso nel 1996. Si attendono sviluppi circa l'effettiva paternità di un'invenzione che poteva sembrare utopistica, un po' – fatte le debite proporzioni – come il telefono all'epoca della disputa fra l'italiano Antonio Meucci e l'americano Alexander Graham Bell, vinta formalmente dal primo.
Ma cinema e metrò continuano a procedere in simbiosi. A Berlino il 23 ottobre 1998 prende il via, in un tunnel della metropolitana (linea U9, quella che dallo Zoo porta ad Hansaplatz), la Metro-Cinevision, un'innovazione videotecnica ideata da Jörg Moser Metius (con la modica spesa di 4 milioni e mezzo di marchi) e consistente nell'installazione di uno schermo lungo 545 metri sul quale 900 proiettori rilasciano su altrettanti riquadri 30 fotogrammi al secondo. Il tutto è attivato da un sistema elettronico che sincronizza il movimento delle immagini alla velocità del convoglio e che si blocca non appena il treno si ferma. La possibilità per i passeggeri di vedere scorrere dal treno in corsa il “film” (per il momento frammenti di comiche di Chaplin intervallate da spot) dovrebbe essere prossimamente estesa ad altre grandi città come Londra, Parigi, Milano e Roma.
E proprio a Milano, il 25 febbraio 2002, dopo le segnalazioni di alcuni incuriositi o sospettosi viaggiatori, i giornali iniziano a parlare della strana pubblicità che “viaggia” tra le stazioni di Loreto e Piola della linea 2 del metrò. Fissando il finestrino compare, sulla piccola intercapedine buia del tunnel, un omino che corre per sette secondi e vince la sua gara con il treno, non prima che compaiano il logo di una nota marca di abbigliamento sportivo (le tre strisce della Adidas) e quello della casa di produzione Motion Poster. Pare un'allucinazione ed è solo pubblicità, nata da un'idea dell'inglese Pat Weldon, ex pilota della Raf: una sequenza di scene illuminate al laser al passaggio del convoglio, con la microscena che si illumina per una frazione di secondo nel momento esatto in cui si trova al centro del finestrino, dando all'occhio umano la percezione di un filmino ininterrotto.
Poi, nel buio di qualche tunnel, abbiamo perso le tracce di tutte queste invenzioni.