L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

Nani e vecchiette

Troppo ovvio e abusato ricordare, il giorno del suo genetliaco, Tod Browning per Dracula (1931) o per Freaks (1932) o al massimo per La bambola del diavolo (The Devil-Doll, 1936). Ma la filmografia di questo regista nato fra esperienze circensi, e che il mondo del circo l'ha nel suo DNA, è talmente ricca da riservare continue sorprese, specie in chi ha a lungo snobbato un certo cinema di genere e di consumo.

Il meno noto Trio infernale (The Unholy Three, 1925, prima versione muta, e remake sonoro, non suo, nel 1930) può essere infatti un'autentica scoperta, come è accaduto, grazie alla versione DVD, nel 2009 in Francia, nel 2010 in Usa e ora anche da noi.

Lo è, più che per la vicenda in se stessa, per le trovate della trama e per la costruzione dei personaggi. In primis il professor Echo, ventriloquo da baraccone, che si muta nella dolce vecchietta Mrs O'Grady, e il bieco nanetto Tweedledee, anche lui fenomeno da circo, che assume le vesti di un delizioso infante, nipotino dell'anziana signora.

Echo, inutile dirlo, è Lon Chaney, che vive in simbiosi con Browning fin dai tempi di La bestia nera (The Wicked Darling, 1919) e ritornerà in The Blackbird (1926), The Road to Mandalay (1926), Lo sconosciuto (The Unknown, 1927) e Vendetta d'oriente (Where East is East, 1929), prima di morire prematuramente appena dopo essere apparso nel suo unico film sonoro, appunto il remake di The Unholy Three, ma questa volta diretto da Jack Conway. Singolare coincidenza, Chaney perisce per cancro alla gola, da cui sarà afflitto, alla fine degli anni '50, anche Browning, come se la voce non facesse per loro.

Ma qui può interessarci maggiormente il minuscolo Tweedledee, che è Harry Earles. Nome d'arte di Kurt Schneider, nato in Germania nel 1902, sarà insieme alla sorella Daisy fra gli interpreti di Freaks, nonché – poteva mancare? – di Il mago di Oz (1939, Fleming). Piccolo ma straordinario nel suo misto di perfidia e di falsa ingenuità, come a confermare quanto, politicamente scorretto, cantava Fabrizio De Andrè: «è una carogna di sicuro / perché ha il cuore troppo / troppo vicino al buco del culo...»