“Rital” ovvero “ritaglio” era il termine, non propriamente benevolo, con il quale in Francia si definivano, secondo la “felice” espressione di uno di loro (lo scrittore e disegnatore franco-piacentino François Cavanna), quegli italiani emigrati considerati “scarti” (di entrambi i paesi), specie se si muovevano nel campo dello spettacolo.
Erano rital il pistoiese Ivo Livi (Yves Montand), il parmigiano Angiolino (Lino) Ventura, l'oriundo frusinate Colucci (Coluche), e prima ancora Sergio (Serge) Reggiani, nato in questo giorno a Reggio Emilia ma – figlio di un antifascista – giunto ancora bambino a Parigi.
Dapprima parrucchiere come il padre, è il teatro, ove esordisce già nel 1940, la sua fortunata passione per tutta la vita, ma è il cinema a dargli risalto internazionale, anche grazie ai numerosi film interpretati in Italia. Il primo ruolo notevole è quello di Mentre Parigi dorme (1946, di Carné), cui seguono Gli amanti di Verona (1948, di Cayatte), Manon (1948, di Clouzot), La ronde (1950, di Ophüls), e già questo sarebbe un ottimo carnet.
Il grande successo giunge però, al fianco di Simone Signoret, con lo splendido Casco d'oro (1952, di Becker), ma tardano altri ruoli interessanti. Si rifà appunto in Italia: Tutti a casa (1960, di Comencini), Il Gattopardo (1963, di Visconti, in una piccola ma significativa parte), Il giorno della civetta (1962, di Damiani), I sette fratelli Cervi (1967, di Puccini), Non toccare la donna bianca (1974, di Ferreri), La terrazza (1980, di Scola). È peraltro attivissimo in Francia, interprete ideale dei film di Melville (da Lo spione, 1962, a L'armata degli eroi, 1969). Ma lo si ricorda anche in Tre amici, le mogli e affettuosamente le altre (1974, di Sautet), in Il gatto, il topo, la paura e l'amore (1975, di Lelouch), e – dulcis in fundo – in Il volo (1986, di Anghelopoulos) e in Rosso sangue (1986, di Carax).
Noi, che siamo stati un po' innamorati di lui e lo ricordiamo lungo tutto il percorso, l'abbiamo visto crescere, maturare, perfezionarsi, invecchiare e il 23 luglio 2004 ne abbiamo pianto la scomparsa. Inebriati dal suo mutevole volto, stavamo quasi per scordarci il Reggiani chansonnier militante (anche nel '68), la sua collaborazione con Barbara, i suoi grandi successi (Le Barbier de Belleville, Ma Liberté, Les Loups, e naturalmente L'italien): uno dei migliori interpreti della grande canzone francese, specie su testi dell'amico Moustaki, un “diverso” come lui.