L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

I dieci di Hollywood

1947 - Gli “Hollywood 10”, come vengono subito denominati, vengono messi sulla "lista nera" degli studios, cioè impediti di lavorare, almeno con il proprio nome. Sono il produttore Adrian Scott, il regista Edward Dmytryk e gli sceneggiatori Ring Lardner jr., Alvah Bessie, Lester Cole, Albert Maltz, Samuel Ornitz, John Howard Lawson (anche storico, teorico e critico), Herbert Biberman e Dalton Trumbo, gli ultimi due anche registi.

Sono le vittime designate di una vera e propria “caccia alle streghe”, di una sorta di inquisizione anticomunista che si occulta dietro il nome di HUAC (House Committee on Un-American Activities) ed è meglio nota come Commissione McCarthy, un senatore repubblicano che darà il nome al più vasto e perdurante fenomeno del maccartismo.

I dieci costituiscono una bella pattuglia di progressisti più o meno radicali, ma come in tutti i cenacoli tra loro si annida un giuda. Dapprima anche costui, di nome Edward Dmytryk (e allora regista di film “democratici” quali Anime ferite e Odio implacabile), viene incarcerato. In un secondo momento, però, decide di fornire i nomi di alcuni associati del Partito Comunista Americano, e il 25 aprile 1951 compare nuovamente a testimoniare facendo i nomi di alcuni di coloro che vi erano stati associati per un breve periodo intorno al 1945, epoca in cui egli stesso era affiliato.

Il 25 novembre 1997, registi e attori di Hollywood si danno appuntamento a Beverly Hills, presso l'Accademia degli Oscar, per una cerimonia a ricordo delle vittime del maccartismo. Dei “dieci di Hollywood”, arrestati giusto cinquant'anni prima e poi condannati, ne sopravvivono due: Ring Lardner jr (82 anni), che partecipa al rito di espiazione collettiva, e l'impudente Edward Dmytryk (89 anni), che invece rifiuta e così precisa: «È sciocco che Hollywood chieda scusa a se stessa. C'è gente che vuole essere considerata martire, ma noi non lo siamo mai stati». Dmytryk morirà nel 1999, Lardner nel 2000, con il che si chiude un'epoca, ma non si cancella un capitolo doppiamente vergognoso.